RECENSIONE: Robespierre Revolutionary Party – La caccia alla volpe
Che la missione d’uscire dagli stilemi classici del cantautorato si palesi sempre più spesso come tragedia annunciata, piuttosto che faticosa riuscita, è ormai cosa nota. La proposta della canzone italiana appare sempre e comunque implicitamente condizionata da quelli che sono clichè con quasi cinquant’anni d’esperienza.
Sotto questo punto di vista il duo romano Robespierre Revolutionary Party non pone come obiettivo dei suoi intenti un’innovazione feroce, ma cerca di agire nel microscopico, andando invece a particolareggiare situazioni armoniche altrimenti comuni. La scelta appare azzeccata (ed ad onor del vero anche poco rischiosa) e permette a “La caccia alla volpe” di trovare una condizione d’esistenza artistica all’interno di un genere che avrebbe potuto avere ben poche sorprese. Questo lavoro di fino rende invece possibile la comunicazione di una proposta artistica che trova il suo vero punto di forza nello sviluppo lirico, caratterizzato da uno stile diretto ma raffinato, capace di trovare combinazioni testuali vincenti e comunicative.
L’EP appare ben prodotto ed arrangiato con coscienza, caratteristiche evidenziate dalla varietà di suoni e strumenti utilizzati. A mancare è quell’originalità trovata soltanto in fase d’arrangiamento e non di scrittura (per quel che concerne l’aspetto puramente melodico). Il duo dimostra comunque ottime potenzialità in quello che potrebbe essere il preludio di un full d’ottimo livello. Un salto di qualità appare possibile e probabilmente vincolato all’abbandono di atmosfere forzatamente vintage, capaci di conservare il proprio fascino soltanto se inserite all’interno di un contesto melodico più fresco.
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Voto: (6,5 / 10)
Tracklist:
- Carnera
- Noi siamo animali
- Dormi distante un’unità astronomica dal mio cuscino
- Giganti
- Soltanto parole
Formazione:
Filippo Maria Di Caprio (chitarra, voce)
Giampaolo Liberatore (chitarra, banjo, mandolino, ukulele, voce)