Francesco Camin: l’aspetto ecologico e la canzone d’autore
Non è certo un convegno di ecologia ma un bellissimo disco di un cantautore 2.0, anzi forse anche 3.0 visti i tempi decisamente digitali che corrono. Ma è anche vero che Francesco Camin con gli alberi in particolari ha un legame spirituale e professionale assai interessante e questo, per ovvie ragioni, si intreccia con il suo lato artistico e cantautorale. Esce “Palindromi” che in qualche misura potremmo certo chiamarlo il suo definitivo esordio ufficiale. Ma la sua carriera la dice lunga. Un disco pulito, semplice, ricco di quel fascino lineare della canzone d’autore di oggi che sposa a pieno i suoni digitali e gli arrangiamenti sintetici. Ma il nostro non esagera, non ci regala un disco dal futuro – anche se spesso è al futuro che guarda nel suo scrivere di vita – ma è quel mondo digitale al servizio della verità. “Palindromi” suona benissimo e suona in modo naturale, dalle percussioni lontane di “Abisso” alle summe personali di “Dovrei” fino ad arrivare all’eterea visione polverosa di “Un gioco”. Un bel disco sull’onda del trend di oggi. Ci piace anche molto quel piglio alla Niccolò Fabi che torna prepotente… forse troppo prepotente… però ci piace.
Palindromi. Questo andare in entrambe le direzioni. Una metafora di oggi in cui siamo tutti capaci di cadere in piedi dalle situazioni con una scusa buona?
In realtà non l’ho concepito in questa direzione :-)
Ho voluto provare ad applicare il significato di “palindromo” nella vita quotidiana, nello specifico nella vita di due persone.
Quando due anime comunicano, si toccano, vibrano insieme nell’amore vero, arrivano a fondersi dando vita ad una terza “cosa” che avrà una sua vita, delle sue caratteristiche, dei suoi bisogni.
Insomma, i due creano l’uno.
E questo uno a me piace pensarlo come un palindromo, perchè si può “leggere” in entrambe le direzioni essendo composto dalle sfumature delle persone che lo formano.
E poi tutto il disco è dedicato ad una persona speciale, si chiama Anna, un palindromo per l’appunto 🙂
Cito l’aspetto ecologico del disco: si deve tornare ad un aspetto più naturale delle cose secondo te? Troppa industrializzazione? Troppa finzione?
Industrializzazione e sviluppo tecnologico vanno benissimo, fanno entrambi parte della natura umana e le cosa vanno sempre nella direzione corretta, anche quelle che crediamo sbagliate in un certo senso.
Io credo che il problema nasca nel momento in cui l’uomo comincia ad essere schiavo delle sue stesse scoperte ed innovazioni.
In generale noi esseri umani ce la tiriamo troppo, pensiamo di aver capito tutto e di essere i padroni, quando in realtà il padrone vero è un altro.
Credo che si debba tornare ad ascoltare il nostro interno, solo così riusciremo a vedere meglio il nostro intorno e forse a tornare a considerarci una minuscola parte di un disegno incredibilmente vasto e perfetto.
E per lanciarti una critica: alla fine siamo di fronte ad un disco assai digitale. Non pensi che tutta questa elettronica di oggi sia una maschera a suo modo?
Non credo sia una maschera, almeno, io non l’ho mai vista come una maschera.
I suoni moderni mi piacciono e in questo lavoro abbiamo voluto provare a intrecciare sonorità digitali con ambienti più analogici e acustici e il risultato mi piace molto!
Poi ad essere sincero mi piace molto anche esibirmi spogliato da sovrastrutture musicali, magari solo chitarra e voce, per raccontare le mie canzoni proprio nel modo in cui sono nate.
E poi scrivi qualcosa che parla appunto di “cose semplici”. La semplicità tornerà ad educare il mondo?
Spero di sì, spero con tutto me stesso che si arrivi un giorno ad aprire il cuore per vedere l’infinita bellezza che ci circonda, soprattutto nelle cose che vediamo come normali e sottintese.
Pesco “Dovrei”: ti è servita questa canzone?
Dovrei è una sorta di promemoria che ho scritto per me stesso, per ricordami principalmente di quanto sia importante secondo me il concetto di “cambio di prospettiva”, provare a vedere le cose in maniera diversa, cercare di abbattere i paletti e gli schemi mentali che abbiamo installati nella nostra testa e che ci fanno vedere la realtà filtrata e in maniera drammaticamente soggettiva e viziata dai nostri preconcetti. È una cosa difficile da fare nel quotidiano eh, però io ci provo e vi assicuro che fa stare bene. Poi nella canzone dico “dovrei fumare meno sigarette” e negli ultimi mesi ne ho diminuito drasticamente il numero, quindi sì direi che mi è servita 🙂