Lamenti di cuore di cane–Marte sulle strade del mondo.
A due mesi dal ritorno previsto in Italia in tre date a Maggio, Lunedì 27 Roma, Martedì 28 Verona, Mercoledì 29 Torino, il nostro amico Mostro Marte ci propone il suo personale Live Report della penultima apparizione in Italia, al Locomotiv Club di Bologna, di una delle band più interessanti del panorama newyorkese..
Liars live @ Locomotiv Club Bologna sabato 27 ottobre venti/dodici. La testa non c’è, il cuore ormai s’è perso, le strade sono vuote di traffico, fanali m’incrociano veloci, vetrine di negozi chiusi su luci gialle al neon. C’è alice con noi, anzi no giulia, anzi no elisa, eli insomma: mi ricorda la vampira di lasciami entrare, un mostro orrendo in un mondo crudele, ma un “mostro dal cuore d’oro”. Fortuna che ritroviamo la tessera di due settimane fa, aics o giù di lì, tre gatti in coda, anche un negro con occhio torvo che controlla inutilmente. Siamo subito dentro in questo sabato sera d’altri tempi. Io nemmeno vorrei esistere eppure esisto. Il gruppo spalla è in realtà un singolo uomo che fa da spalla: le sue onde sonore si sovrappongono multiple cupe e dissonanti, introduzione perfetta al buio che seguirà. Non è la mia anima, o forse sì, non sono le mie paure, o forse sì, non è il mio dolore, o forse sì. Qui è il cuore dell’impero culturale occidentale che grida contro se stesso. I Liars arrivano da New York, da quel cuore lì. Come edifici nuovi che crollano, dall’altra parte dell’oceano. Luci basse, sull’ombra nera della sala due spot rosse, due spot blu, intermittenti sulla nebbia fitta che sale da dietro, sulla nebbia fitta che sale da dentro. Le sagome dei musicisti si elevano dietro freddi apparati di tastiere. Elettronica densa distorta, la voce come in litania alienata e cruda, un tribalismo che inquieta e discorda, le chitarre taglienti che salgono a tratti, e si fanno sentire, eccome se si fanno sentire, forse nei momenti che i più tra il pubblico s’aspettano, da Sisterworld a They were wrong so we drawned e dintorni. I nuovi Liars quasi danzerecci di Wixiw non concordano perfettamente con le musiche che i più tra il pubblico desiderano. Ma c’è sempre qualcosa di grande che unisce vecchio e nuovo: è un’idea, una volontà, una ricerca, una invenzione. È la necessità di essere se stessi, quindi esprimersi e comunicare. Fregandosene del resto. Perché si è anzitutto responsabili per sé. Certo, è anche una forma che arriva da molto passato, ma che ora non trova nulla di simile. È solo loro. È identità. È la musica come sempre dovrebbe essere. Nel vuoto della mia anima, nel vuoto di questa città, nel vuoto di una lontana New York e nel vuoto dell’impero culturale occidentale, per un momento io mi sento bene, come ascoltatore e come uomo. Brutali e insieme fragili, fisici ed anche mentali, istintivi eppure intellettuali. Nella sintesi delle opposte possibilità umane questi falsi mentitori bugiardi ci vendicano. E affermano la speranza che è ancora possibile essere, possibile esistere, possibile resistere. In questo mondo che crolla non è cosa da poco rivelarsi umanamente grandiosi.
Grande Mostro Marte