RECENSIONE: Virgo – L’appuntamento
Virgo (o meglio la forma primordiale di questa creatura, chiamata Papataci) è un progetto musicale che nasce nel 2008 e tra successi importanti (come la vittoria di “Rock targato italia 2010″) e cambi di line up arriva, nel 2013, a rilasciare il full di cui vi parliamo oggi : “L’appuntamento“.
[…L’appuntamento viene inteso come il punto d’incontro tra quel che siamo e l’immaginario.
Una dimensione astratta dove chiunque, durante il proprio cammino, avrà modo di confrontarsi con se stesso…]
Questo è il modo con cui la band descrive la sua espressione artistica, questo è l’aiuto che ci viene dato per cercare di inquadrare questa produzione con aggettivi che vadano oltre l’ovvia evidenza: si tratta del tipico Rock Italiano, che si divide tra riff al veleno con un pizzico di wah e chitarre acustiche che dipingono, come pennelli, colori a cui siamo abituati.
Come un pittore che continua a dipingere quello che meglio sa fare, e quello che più ama, i Virgo non osano e restano a proporre soggetti abusati da una moltitudine di band italiane e molto probabilmente, in questo caso, la scelta è giusta.
Già perchè il quintetto Vicentino scrive, suona e produce bene quello che sa fare ed il risultato, pur non apportando una rivoluzione nel panorama morente del “Rock all’italiana” ( da non confondersi col Rock Italiano) è piacevole, ha un suo valore artistico e delinea una proposta chiara, di una band che sa cosa fare e, soprattutto, sa come farlo. Su questa tela giocano un ruolo importante i testi che, superando l’ostacolo puramente soggettivo del mio non essere particolarmente incline al timbro vocale del cantato, riescono a trasmettermi questa sensazione di vedo/non vedo, di conosco/non conosco, a metà tra la chiarezza e la totale ambiguità. E allora sono obbligato a riconoscere che in effetti quel che viene detto corrisponde al vero: l‘appuntamento è connubio di immaginazione e conoscibile, ma questa mia autocritica esistenziale non va oltre il tempo reale del disco e, a volte, finisce anche per perdersi in altre considerazioni più banali, dettate da pezzi meno incisivi.
Le chitarre (decisamente in primo piano) restano a fare il compito che il genere gli assegna e che questo sia un bene o un male non è ci è dato saperlo e, soprattutto, giudicarlo. Il dato di fatto è che senza osare è vero che non si sbaglia, ma non si colpisce a fondo, che è un pò la caratteristica dominante dell’intera produzione, non relegata ovviamente solo al parco chitarristico, utilizzato come espediente.
Un buon lavoro per dei bravi musicisti che realizzano esattamente la tela che avevano immaginato. Non c’è traccia d’esitazione in quel che viene prodotto e questo va riconosciuto. Sfugge ad uno sguardo puramente critico l’elemento psichedelico della proposta (definita anche così dagli stessi Virgo), di cui a mio modo di vedere non c’è traccia, se non in un certo modo di concepire il songwriting e di utilizzare suoni e strategie melodiche che sicuramente affondano le radici anche nei capisaldi degli anni settanta.
Un disco da ultima sigaretta prima di dormire, da ultimo sguardo fuori dalla finestra aperta per far uscire il fumo. Quel fumo che poi, se lo lasciamo lì, non ci fa dormire. Interstellari, vi presento i Virgo.
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Voto: (6,5 / 10)
Tracklist:
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Formazione:
Daniele Perrino Luca Bastianello Carlo Bucci Livio Gaigher Michele Prontera |