Carpets & Candles: il disco è “Sangue Corrotto”
E se dovessimo basarci su questo titolo e sul tanto citato punk a corredo della lunga critica lusinghiera che ha impreziosito questo disco, diciamo che viene alla mente subito un disco napoletano di centri sociali e degrado sociale. E invece dentro “Sangue Corrotto” esordio dei Carpets & Candles, c’è un mare di romantico modo di stare al mondo, di liriche che al pop chiedono salvezza e di suoni che spaziano davvero ovunque. Punk certamente, forse più per la voce e per il modo di cantare che per i suoni e le strutture… e poi il rock italiano, quello si che arriva dall’underground di provincia… e poi io ci sento la new wave con dialoghi di effettistica ed elettronica che di quando in quando neanche si privano di spazzolare dentro soluzioni progressive timidamente esposte. Non amiamo troppo svelare il disco che dentro ben 10 inediti ha tantissimo da regalarci, anche contro le normali soluzioni attese a chiusa delle melodie.
Ma su tutto, ed è questo il cuore della nostra piccola recensione, è l’aspetto umano che vogliamo sottolineare. Questo disco, nonostante sia un esordio con tutte le sue ingenuità del caso, somiglia davvero alle personalità che figurano dietro. Un ponte così trasparente tra opera e artista crediamo sia un punto alto da risolvere e da raggiungere… i Carpets & Candles ci sono ampiamente riusciti regalandoci un disco di suoni che mostrano chi sono e che modo hanno di stare al mondo. Vediamo la sala prove, vediamo il suono rigorosamente live (registrato anche dal vivo), vediamo la leggerezza e il romanticismo, vediamo quegli anni ribelli di dolcissima visione che dipingono la vita dei grandi con una semplicità e una immediatezza che tutti dovremmo tornare ad imparare. Dunque, se posso permettermi, “Sangue Corrotto” un poco ci allontana dalla sensazioni decisamente più coerenti e preziose che il disco tutto ci regala. Ma come detto, sono diversi i momenti in cui i conti non sono così scontati… anche questo è un pregio spesso latitante dentro i troppi format preconfezionati che vivono nei dischi della nuova musica italiana.
Aria buona dunque… alziamo il volume e torniamo adolescenti che la cosa non fa una lira di danno.