[INTERVISTA] LeadtoGold: un esordio americano
Decisamente privo di retoriche e cliché italiani questo primo bellissimo disco dei LeadtoGold intitolato “I”.
Da ascoltare con attenzione e trasporto prima di avventurarsi in banalissime etichette di sorta. Lo scenario è inconfondibile: siamo nella Francia delle rivoluzioni studentesche alla The Dreamers, siamo nelle Americhe dei gangster anni ’50 o nelle intime conversazioni alcoliche alla “Coffee and Cigarettes”.
Siamo in un suono che per quanto digitale certamente non offende lo stile roots e quello bohémien della ruggine e della sbronza.
I siciliani LeadtoGo sfornano un disco davvero interessante che non deve passare inosservato. E noi cerchiamo di agguantarlo prima che i fumi della plastica industriale lo ricoprano di voci artificiali.
Perché la lingua inglese? Perché questa direzione artistica, questo tempo lento, queste sensazioni acide? Insomma da dove nasce la vostra musica?
Nasce tutto giocando con un’app dello smartphone, da cui è nata “Where’d You Run”.
Non si sono trattate di scelte volute o ben precise, le suggestioni, le influenze e un certo di modo di vedere la musica ci hanno spinto verso queste direzioni.
Il contesto in cui viviamo poi è ben lontano dal cliché della Sicilia solare: Augusta è una cittadina prevalentemente industriale e con un porto commerciale importante; questo sicuramente ha un impatto importante sulla realtà sociale e culturale in cui viviamo e, di conseguenza, su quello che scriviamo.
Riferimenti artistici?
Oddio, rischierei di essere troppo dispersivo.
Tanta musica internazionale, si spazia dal pop all’industrial, dal trip-hop al rap di Kendrick Lamar, senza dimenticare che abbiamo come “musicisti” un percorso che viene dall’alternative/garage.
Ma nella costruzione del disco ci siamo lasciati influenzare molto anche da tanto cinema e letteratura
Irvine Welsh ma anche Orwell. Scommetto anche Wallace a questo punto o sbaglio? Quanta letteratura è intervenuta nella scrittura di questo disco?
No non sbagli su Wallace, ma anche Ellis, DeLillo, Palanhiuk.
C’è tanta letteratura, narrativa soprattutto, e non casualmente; una storia racchiude dentro di se un immaginario e suggestioni che vanno anche aldilà del messaggio che la storia vuole comunicare.
Non volevamo fare una raccolta di canzoni, ma creare una sorta di immaginario che racchiudesse dentro di se l’idea “LeadtoGold”.
Gli autori citati sono stati una grande fonte d’ispirazione in questo senso
Secondo voi, quanto è distopico questo lavoro? Se si, allora vi chiedo: a cosa è servito esserlo?
Le tematiche e le suggestioni sonore sicuramente vanno in quella direzione; la distopia aiuta ad accentuare quegli aspetti del nostro vivere quotidiano che hanno qualcosa di estremamente disturbante.
Spesso è la realtà stessa ad essere distopica: i protagonisti di “2.57” sono persone reali, Rodrigo Alves e Sarah Marie Summer. “Eurotrash” è ispirata alle vicende del delitto Casati-Stampa, il delitto Varani racchiude al suo interno molti aspetti che trattiamo nei nostri testi, sia per dinamiche, che per contesto sociale in cui si è consumato.
Una netta distanza dalle sonorità indie che spesso incontriamo oggi. Una netta distanza anche da un certo modo di apparire. Anche in questa direzione c’è un motivo ben preciso?
Non direi, avviene tutto in modo molto naturale e spontaneo.
I nostri ascolti, le nostre influenze letterarie e cinematografiche ci condizionano fortemente, non c’è una scelta cosciente nel voler prendere le distanze da un certo modo di essere indie.
E poi il dilemma della società moderna è: cosa significa indie oggi?
Per chiudere: i LeadToGo sono una band Italiana?
Siamo una band del “mondo”, diciamo così…
duraniano
Link utili: LeadToGold