[INTERVISTA] Chiara Giacobbe: una lunga nota di violino
La violinista degli Yo Yo Mundi sforna un disco di personalità e unicità.
Sue composizioni, sue canzoni, una prova personale per esordire anche come autrice e non solo come musicista.
E la carriera di Chiara Giacobbe in tal senso è ricca e lunga di contaminazione ma probabilmente è solo ora con questo “Lionheart” che si mette un punto per fare il punto. Sono 13 inediti che vi consiglio di ascoltare in macchina lungo una route lunga e scorrevole. Canzoni di emozioni di donna, canzoni di dettaglio e di impeto.
Sono solo 2 gli strumentali, e da una musicista mi sarei aspettato un taglio maggiormente strumentale e questa cosa mi ha colpito positivamente.
Però sono pochi i momenti in cui la nostra abbandona il dialogo con il violino in sè e spinge la sua anima creatrice in qualcosa che va oltre, avanguardia, visioni senza forma, sperimentazione.
Non so… da una musicista mi sarei aspettato anche questo.
“Lionheart” è un disco che piace dal primo ascolto e noi ci abbandoniamo ad una intervista con Chiara Giacobbe:
Ho ascoltato questo disco e il suo leitmotiv con emozione e voglio iniziare col farti una domanda che spero non sia troppo banale. Hai intitolato questo disco “Lionheart”.
Ma perché non “Pet Lion”? Cioè questo per dirti che ho trovato nella traduzione di questo brano tutto il senso di questo disco…
Non so cosa ne pensi…
Mi fa davvero piacere sapere che un brano strumentale, e che amo molto, come Pet Lion abbia emozionato e sia in grado di esprimere cosi tanto.
Ho intitolato il disco “Lionheart” perché questo è il titolo del brano che più mi rappresenta e porta con se un messaggio di intraprendenza e forza femminile.
Mi piace l’idea di poter dedicare la canzone a tutte le donne, a quelle giovani in particolare, sottolineando il fatto che prima di tutto dobbiamo contare su noi stesse per realizzarci e anche per poter essere di qualche utilità alla comunità.
Con questa bella versatilità che ti fa cambiare faccia, sfumando generi e ambientazioni, come mai non hai mai intrapreso in questo lavoro la voglia e (credo) la capacità di fare tutt’altro genere di musica? Un Jazz ad esempio…
Non penso mai al genere al quale possa appartenere la musica che scrivo.
Mi piace suonare e scrivere in libertà e, come dici tu, cambiare faccia, o meglio cambiare espressione giocando con gli accordi, con gli arrangiamenti e soprattutto con il mio violino. In repertorio, per esempio, ho Nuages di Gjango Reinhardt, un brano favoloso interpretato storicamente dal grandissimo violinista Stéphane Grappelli, certamente mio maestro spirituale!
Il tema della donna è assai importante… Ormai troppo di attualità purtroppo.
Vita personale o semplice condivisione?
Ho scritto a più riprese i brani di questo disco e alla fine mi sono resa conto che parlavano di donne; di mia madre, di mia nonna, delle donne che mi hanno ispirato.
I testi di questo album sono stati scritti con Silvia Dellepiane e Paola Di Pietro; insomma, bisogna ammettere che si tratta di un vero “laboratorio femminile”.
“Song for M.”….
Chi è M.?
Che bello rispondere a questa domanda! È un’amica di un amico.
Ho scritto questa canzone per il suo matrimonio, al quale sono stata invitata a partecipare, contribuendo alla cerimonia con alcune delle mie canzoni.
Il giorno precedente alla celebrazione mi è venuto in mente il motivo che suona il violino nella canzone e ho cominciato a canticchiarlo accompagnandomi alla chitarra…
In poche ore è nata la canzone.
Chiara Giacobbe: e scrivere in italiano?
Non ho mai pensato a questa evenienza, forse mi piacerebbe di più scrivere e cantare nel mio dialetto, quello Alessandrino, dove la mia “erre” alla francese trova la sua ragione di essere… Ma ho imparato che nella vita nulla è mai veramente deciso e definitivo, dunque vedremo…
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