RECENSIONE: Clowns From Other Space – Zeng
Puro rock alternative in stile fine anni novanta quello dei Clowns From Other Space, al quale si aggiungono tendenze psichedeliche e sonorità post-rock/shoegaze. “Zeng” è un album che si lascia ascoltare senza pause ma che appare troppo permeato da varie influenze e che, per ovvie ragioni, fa fatica a codificare il proprio sound all’interno di una una rivisitazione personale.
Quello che più dispiace è come tutti i brani, dal primo all’ultimo, anche risultando intriganti e sostanzialmente interessanti, non siano in grado di liberarsi dalle idee di base già ampiamente esplorate da band molto conosciute. “Shifted” potrebbe benissimo essere un brano di buon successo di un album dei Radiohead. “Eze’s Story” risente dello stile dei Muse nel ritornello; “Walled World”, “Verve” e “Scenes” tornano sui dettami di Yorke e soci (specialmente per quel che concerne la sezione vocale). L’intero comparto strumentale riesce a muoversi meglio e con più originalità. Le chitarre si dimostrano il centro creativo della band ed insieme alla sezione ritmica regalano costruzioni ben congegnate che spaziano con coraggio e creatività.
L’episodio più interessante è “How to Become a Fool” dove la band prova a percorrere una strada sperimentale e psichedelica per poi incidere nel ritornello con costruzioni dedite al ritmo ed alla melodia, concludendo il tutto con un assolo schizoide. Un’ altra svolta originale la si trova nel brano “In Presence of the Lady Truth” dove i Clowns From Other Space riescono a creare un connubio rilevante tra atmosfera e liriche ricche di immagini poetiche. “Zeng” è complessivamente un buon lavoro, alimentato da ottimi spunti, ma che purtroppo risulta ancora eccessivamente derivativo.
Il salto di qualità che spetta alla band è quello di riuscire ad elaborare una proposta maggiormente distintiva, sempre partendo dalle proprie influenze.
Remo Cruz
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Voto: (6 / 10)
Tracklist:
- Shifted
- Eze’s Story
- Wall of Tzu
- Walled World
- In the Presence of the Lady Truth
- Verve
- How to Become a Fool
- Postmodernism and Corn
- Scenes