James Blake @ TPO – Bologna
E’ stato lì , in penombra per una serie di minuti , come a studiare la situazione, a capire cosa mettere per esordire e non deludere.. magari è stato lì in disparte per creare suspence tra le centinaia di persone che da settimane lo attendevano. Sono attimi in cui nel pubblico si genera un’ansia che aumenta il parlare di lui fino a che, in un attimo scavalca la linea d’ombra ed appare nella sua “figurina”, snella, tinta di un blue scuro della maglia e in quel casco di capelli inconfondibilmente english 🙂
Saluta timidamente il pubblico, che non aspetta a rispondere con un gran urlo collettivo , e subito inizia la sua serata da DJ. Apre i canali uditivi dei suoi fans con 2 brani in puro stile electro-pop poi va oltre, aumenta il godimento, passando prima per il suo stile di derivazione, il dubstep, e poi sfociando in brani egregi di techno-house (roba “tosta”) . Gioca con i dischi in mano, li tiene tra le dita, pronti ad essere spinti nel lettore: questo gioco finisce per regalare a chi tra il pubblico era più “datato” , delle sonorità di vecchio stampo chillout (primi 90s) . Si diverte anche lui, ma con garbo inglese, ondeggiando con le sue cuffie dietro alla sua console un po’ minimal, senza computer ma con tanti comandi luminosi (sinceramente non ho capito a quale tipologia appartenesse). Dopo circa una quarantina di minuti inizia la “zona reggae”, mixata ad arte. Passa al soul in incroci e dissolvenze degne di un vero dj (lui non lo è, ma ci sa fare), un bel soul anni ’70 . Poi, torna al presente: un po’ di downtempo per rilassare e preparare l’avvento di un sano e fighissimo trip-hop accelerato e la sua dubstep di nuova generazione.
Che dire: quasi 2 ore di musica, dalle origini dell’elettronica (dato che molti movimenti attuali si rifanno al soul di quarant’anni fa) alle ultime sperimentazioni!!
Decide di chiudere, sempre con la sua semplicità e timidezza, con due pezzi folk un po’ trash, ma positivi, carichi, adrenalici 😉
Il resto, la sua vera musica, la si conosce (anche se non fa parte della serata) : base soul, la sua voce e scansionata elettronicamente , ci sono parti di dubstep architettate molto bene su un minimal elettronico garbato, percussioni altanelanti e intrusioni di piano beat ben orecchiabili, forse le parti musicali più trascinanti 😉
Tutti aspettavano la sua “Limit to your love”.. molti avevano paura che non arrivasse per paura di minare l’altra sua vita, quella da Dj.. ma invece eccola lì, in mezzo a questa piccola bibbia di musica : mixata a mò di ritornello per un paio di volte su di un pezzo soul poi si dissolve nella partitura della canzone regnante.
Saluta con la sua manina chiusa (direi miracolosa), un sottile sorriso e un bicchiere in mano: di sicuro sentirlo parlare, sentirlo pronunciare i suoi testi sarà ancor più stimolante 🙂 .. spero in un giorno non troppo lontano.
Noi lo attendiamo, di nuovo, in Italia.