Uno stile ruvido e energico nel nuovo lavoro dei Bodoni..
Il collettivo graffiante Bodoni da Bologna, si presenta sulle scene con un nuovo album dalle tinte forti, cullati dalle sonorità sporche e grunge anni 90. Per una bomba magnetica e violenta che si trascina sulle dieci tracce che compongono il lavoro, in modo godibile e d’impatto. Il titolo “Domestik Violence” rispecchia molto la realtà distorta e surreale che stiamo vivendo, portando le diverse sonorità aggressive al massimo del loro potenziale. L’insieme che prende vita al suo passaggio é una delizia enorme per le orecchie, i quattro ragazzi emiliani con grande grinta spaziano dai mondi acidi noise fino a toccare corde più old school di marchio storico, stile primi Nirvana e Alice in Chains. Nel primo singolo “Lipstick” si nota subito il grande studio in fase di registrazione, con riff martellanti che si scagliano a dovere su una struttura dormiente e carica di odio. Sulla voce si apre il percorso ipnotico e notevole del cantante Nico, che si incastra alla perfezione con il groove prezioso della composizione.
Andando in ordine l’apertura breve e leggera di “Roving Athwart the Inner Shadow” apre un sogno personale che collega la cavalcata meticolosa di “Blinding Figure of Desire” che dopo la partenza spedita, rallenta in modo sensibile su urla disarmanti che incastrano il breve solo di chitarra, fino a chiudere il brano con un tiro pesante e grandioso. Segue “Sharp Toe” qui si sentono le vibrazioni malate e ruvide, che arrivano dritte allo stomaco, una traccia sporca e alienante.
“Influencer Influenza” invece spinge il tiro punk rock, avvolto da un vortice magico delle chitarre che fanno un lavoro importante. La linea vocale ruvida si agita come un proiettile impazzito. Nel finale il valore della traccia cresce all’interno del caos pazzesco. Il conto alla rovescia ovattato di “Coming Over?” mette alla luce un brano delirante, su un tappeto di suoni irregolari e ricercati, quasi arabeschi.
Sulle note di “Midtown Massacre” troviamo tutto l’ambiente carico di adrenalina che distingue questo nucleo, sono tante le influenze a progetti del passato che da anni sono fonte d’ispirazione della band in modo notevole. In questo brano sembra di ascoltare qualcosa dei monumentali Mudhoney, senza però essere troppo scontati. Infatti viene impreziosito il sound da riff violenti che tendono al metal d’altri tempi per un salto nel vuoto. Verso la chiusura ci soffermiamo su una delle tracce migliori di questo album, per il mio gusto personale “Restroom Stigma” é una traccia ipnotica dove il basso corposo si lancia su un pattern ritmico che toglie il sonno, lo studio preciso e attento di ogni passaggio é incredibile. Lo stesso discorso viene affrontato su “I Google Searched Your Name and All I Got Back Was: Did you Mean ‘That Prick’?” dove il giro macchinoso del bassista Matteo, si lancia su un ritornello pazzesco che brucia nelle vene.
Chiudiamo questa perla con “Where the River Flows” una composizione lunga ma con un interesse unico e delicato. La sua struttura si presenta con un tiro sensibile stile ballata, che accende la sua luce stupenda sui cambi maturi di grande fattura. Si conclude il tutto con una grande energia che non trova ostacoli sul suo cammino.
La band Bodoni mette su un disco suonato al massimo dei volumi, carico di distorsioni che va al di sopra di tutto. Nonostante il periodo complicato, il gruppo é andato fino in fondo senza paure, per un risultato eccellente.
Voto:7,5
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