[INTERVISTA] RADIOLONDRA: esce “Slurp” Nuovi scenari Indie-pop
Si intitola “Slurp” il nuovo progetto discografico dei RADIOLONDRA che conoscemmo dal loro esordio con l’Ep “Quello che c’è” pubblicato nel 2011.
Oggi tornano con un lavoro che dalla copertina curata dall’influencer @finnanofenno mette in chiaro il mood e lo spirito: il qui ed ora (come nella vita secondo la mia chiave di lettura, come nel gusto di queste canzoni secondo la loro) in una musica digitale che richiama quel concetto di prefabbricato, di plastica industriale, di prodotto assolutamente in linea con i requisiti di mercato.
E non ne parlo con un piglio di critica negativa anzi.
Sono i colori accesi della copertina che appena stonano con quel velo di malinconia che ricopre appena, come fosse polvere, ogni brano di questo album.
C’è una nostalgia latente che trascina la scrittura nel bisogno di cercare soluzioni meno scontate e leggere senza però invadere spazi in cui non è competente, mantenendo una buona coerenza con il prodotto e soprattutto con gli standard di qualità.
Ecco forse qualcuno li taccerà di poca personalità ascoltando il qui ed ora immerso nelle solite regole di stile.
Quello dei RADIOLONDRA è un bel disco che alziamo a bandiera di questa nuova musica italiana.
Musica colorata. Sarà il pregiudizio di questa copertina. Quanta energia colorata avete inseguito?
Abbiamo inseguito le cose che volevamo dire fino allo sfinimento, e gli abbiamo dato la forma canzone che era la più appropriata (e l’unica che conoscevamo).
E’ un disco colorato, hai ragione, è una bella cosa secondo me, perché sono colori che illuminano i dettagli della vita, le cose più importanti che spesso non stai neanche a guardare.
Ottimismo, speranza ma anche tanta analisi. In qualche misura, da un punto di vista generazionale, l’ho trovato un disco molto sociale. Sbaglio?
Non sbagli a mio avviso.
Cantiamo la nostra generazione appunto, che cerca un riscatto.
Una generazione a cui in pratica è stato detto: guarda che qui non c’è niente per te. Ma noi non ci stiamo.
E non ci stiamo non perché siamo matti, ma perché tutto dentro grida che le cose devono cambiare, e quindi dobbiamo cambiare noi per primi.
Un titolo poi emblematico. “Slurp!” come a dire Carpe Diem?
No, “Slurp.” per come lo vediamo noi, vuole dire “goditi queste canzoni!” come la mosca si sta godendo il gelato sopra il quale si è posata.
Sottolinea “Sulla luna” forse il brano più motivazionale del disco. Per me almeno. Ma a voler sempre guardare oltre, non ci si ferma mai… voi che mi dite?
Abbiamo bisogno di un “universo infinito” o abbiamo bisogno di limitazioni entro cui stare?
Abbiamo bisogno di un universo infinito, perché non ci basta niente.
Abbiamo bisogno che ci siano delle cose più grandi di noi, che superino tutti i confini. Ne abbiamo bisogno per sapere che le cose hanno un senso.
E a questo punto chiudo con una domanda che pare non significare nulla ma io penso sia molto attinente soprattutto se leggiamo il sotto-testo: sulla Luna secondo voi ci siamo mai andati?
Ci siamo andati ma poi siamo tornati indietro.
Sarebbe bello vivere sulla luna.
Stare sempre come si sta lassù.
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