RECENSIONE: Hey Elbow – Every Other
Debutto sulla conterranea Adrian Recordings per il trio svedese degli Hey Elbow, composto da un collage sonico molto interessante e che cambia di traccia in traccia. I nove tasselli che compongono questo “Every Other” (tralasciando le due tracce di intro ed outro), infatti, portano il nome di una persona e, come se ad ogni traccia ci venisse presentata ognuna di esse, possiamo conoscerne le diverse personalità musicalmente variegate e che riescono a tenersi per mano permettendo una scorrevolezza notevole nonostante la loro “multietnicità”. Sarà obbligatorio, ai fini di metterne in luce la varietà dei contenuti, di parlare brevemente di ognuna delle parti che compongono il lavoro.
Dopo le nebbie ambient della intro veniamo subito introdotti a “Martin”, che istantaneamente ci trascina in tempistiche scatenate illuminate dalla voce eterea della cantante, scattanti landscapes che si ammantano poi di iridescenti esplosioni shoegaze nel loro incedere. “Rael” ci accoglie sempre con baluginii shoegaze di chitarra e voce, per un pezzo coinvolgente e psichedelicamente accattivante, simbolo di quella dicotomia etereo-esplosiva che contraddistingue l’andazzo dei pezzi dell’album. Successivamente è “Blanca” a presentarsi, con le sue dilatate atmosfere dream-pop fatte di vocalismi femminei potenti e dolci, percussioni dure e pennellate chitarristiche riverenti, che sul finale raggiungono ottoni psichedelici che creano un incedere ritualisticamente emozionale. “Matilde” ci prende invece sottobraccio in una danza dal sapore africano, tendente a sonorità che ricordano gli Architecture In Helsinki, sempre ammantandosi di esplosioni di chitarre ed ottoni così luminose ed ampie da permetterci di sorvolarle nel loro gigantesco estendersi. “Nakso” presenta una personalità più cupa, eterea ed intima marcia che va a schiantarsi successivamente su graffi shoegaze e le solite esplosioni di chitarra e voce che tutto accecano, mentre “Ruth” torna su tribalismi addolciti da vocalismi orecchiabili, che ricordano molto lo stile di Florence And The Machine. “Saga” viaggia su luminescenze orecchiabili e sulla potenza espressiva di ogni membro, mentre “Alice” si ammanta di psichedelici respiri shoegaze e più diretti ed emozionali colpi post-rock, mentre “Finn” ci saluta con uno struggente duetto di organo e voce, prima di farci terminare il nostro giro di presentazioni con i vocalizzi onirici della outro, sempre più vorticosamente amalgamati al turbinio sonoro generale che evapora in un’ultima, emozionale psichedelia onirica d’insieme.
Le tante personalità dell’album riescono, nella resa generale, a fondersi assieme in un’anima unica e gigantesca, quella musicale di un trio che esordisce con un album dalle tinte oniriche e fatte di contrasti tra il dolce cantato e le cocenti incursioni di chitarra, tra tribalismi scatenati e pennellate post-rock ponderate, creando un piccolo universo sonoro variegato ed espressivamente differenziato, le cui parti si abbracciano però in un’unione grande come l’universo, rendendolo fervido ed atmosfericamente rigoglioso.
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Voto: (7 / 10)
Tracklist
- Intro
- Martin
- Rael
- Blanca
- Matilde
- Naksno
- Ruth
- Saga
- Alice
- Finn
- Outro
Formazione
Ellen
Julia
Liam