MATTIA: i suoni dei “Labirinti Umani”
Un disco d’esordio molto interessante, pulito e senza ridondanze. Un disco credibile, cosa che non accade di frequente anche pensando a quanto il mondo digitale possa dare a tutti facilmente prospettive e orizzonti inarrivabili in altro modo. MATTIA: i suoni dei “Labirinti Umani” si presenta con un disco dal titolo sociale “Labirinti Umani”… lavoro che di sociale, popolarmente inteso, ha davvero poco ma che diversamente cerca di fotografare la vita personale e tutto quel quotidiano che è normalità e bellezza, che è rischio e soddisfazione, che è scontro nella stessa misura in cui diviene incontro. Un lavoro personale, autoprodotto in ogni sua piccola parte, un disco italiano, di questa nuova voce d’autore italiana.
Benvenuto tra le nostre pagine. MATTIA, per chi non ti conoscesse: cantautore di oggi, di ieri o del futuro? Dove collocheresti la tua musica?
Penso che la mia musica racchiuda in se un po’ tutte queste tre anime…. Vivere l’attimo presente con uno sguardo al passato e speranza verso il futuro…
E nello specifico: dal passato, dal presente e dalle fantasie future, che cosa hai preso? Ispirazioni?
Il passato è un po’ la storia di chi siamo.. e sicuramente questo ha ispirato ogni mio brano… Il presente è frutto dell’emozione che provo nel momento in cui scrivo un testo, la forma più autentica ed immediata d’ispirazione credo.. Per il futuro non saprei…. Ho molte speranze e aspettative ma preferisco vivere l’attimo senza pensare al domani.
Un video decisamente in stile “pop” questo tuo primo lancio. Tutto il disco per la verità si attesa in questi due fronti diversi: l’evoluzione del pop e la celebrazione dei suoi stili classici. Di nuovo passato e futuro a confronto. Per te cosa significa “pop”?
La musica pop per me è un genere più accessibile e fruibile e che sotto diversi punti di vista incontra il maggior numero di persone…. Spesso si tende a dare alla musica pop un’accezione negativa dimenticandone la derivazione dal rock n roll o nascondendone le qualità… Io personalmente faccio molta fatica ad etichettare e a catalogare sommariamente dei brani all’interno un genere che, come infatti affermi, spesso deriva da un incontro di diverse anime.
Un altro tono importante che mi arriva da questo disco è la dimensione metropolitana della vita. La provincia prima che il centro commerciale. Ha senso per te? In generale, dai bordi, fuori dal centro, arriva la vera energia che costruisce le cose?
Credo che quanto più sono aperti i confini, fisici e mentali con il mondo, tanta più energia ed ispirazione possa confluire in noi stessi, nella nostra vita e, in questo senso, nella musica che si scrive. Per fortuna che è così.
A chiudere: questo disco, il tuo esordio, ti ha regalato spunti per una tua personale evoluzione o ha confermato quello che ti aspettavi? Stai già pensando ad un nuovo disco?
Inizialmente non avevo piani ne aspettative, semplicemente ho prodotto le mie canzoni e sono rimasto a guardare cosa succedeva. Adesso ho senz’altro più fiducia in me stesso. So cosa cambierei e cosa significhi entrare nel mondo musicale, un ambiente davvero particolare diciamo.
Per il futuro sto realizzando un progetto in inglese. È una lingua molto versatile che ho sempre amato e parlato e ultimamente mi viene istintivo usarla nei testi che scrivo.