Marcello Parrilli: la canzone d’autore, di resa e di resilienza
Ascoltando questo nuovo lavoro di Marcello Parrilli dal titolo “Moderne Solitudini” respiro un profumo di resa ma anche di quella resilienza che ne è una quasi ovvia conseguenza se ci si oppone alla totale sconfitta. Ma il mood del cantautore toscano, in qualche misura, ha sempre coccolato questo limbo in cui probabilmente risiede la contemplazione, di se stessi e poi di ciò che vive attorno. Un disco di pop d’autore finemente ricamato di un sapore rock “americano”, ruvido, anche “casuale” per certi versi… dove troviamo sempre arrangiamenti puliti e un carattere ben definito, portato a spalla da una voce che sa farsi riconoscere e che divide sicuramente l’ascolto, il pubblico e la critica. Un disco di intime luci notturne.
Bentornato in scena Marcello… un nuovo lavoro di inediti e di canzoni d’amore. Partiamo da qui: che rapporto hai con l’amore?
“Moderne solitudini” è una raccolta di canzoni d’amore. È forse uno dei motivi principali che ci spinge a scrivere canzoni, poesie, a rapportarci con l’arte. E, anche se spesso soffriamo per amore, non ne possiamo fare a meno…
E che rapporto hai con il credo religioso? In più punti del disco sembra quasi tu voglia emanciparti da un certo retaggio culturale ma in realtà credo che tu ci resti in qualche misura legato…
Non prego spesso, e non vado a messa, ma questo Papa mi piace molto e lo trovo molto umano, comunque la fede di cui parlo in Cercando la Luna in realtà è intesa come qualcosa in cui credere, che non è necessariamente un credo religioso.
Un disco lontano dalle produzioni indie elettroniche che spesso siamo abituati a sentire nel quotidiano di questa scena musicale. E tu non sei un artista che ha mai sposato sfacciatamente queste direzioni. Posso chiederti perché?
È vero, che non ho mai sposato la scena indie, anche perché non saprei dirti qual è però ho sempre fatto uso di elettronica, ho una laurea in musica e nuove tecnologie e molte delle mie influenze musicali appartengono alla scena sinth pop degli anni ’80, se ascolti i miei precedenti album troverai tra le canzoni, alcune con una forte presenza di sintetizzatori, tracce puramente elettroniche. Due anni fa ho anche collaborato con H.E.R., nota violinista della scena nazionale, realizzando il disco Violins and Wires che è un album interamente elettronico. Diciamo che Moderne Solitudini non volevo che fosse un disco elettronico.
L’ultimo video in uscita è “Ora non ho più paura”. Per te la vita è una continua sfida? Il non avere paura è un pregio o un difetto?
Non vivo la vita come una sfida. Penso piuttosto che la cosa più importante sia viverla fino in fondo cercando di fare cose che ci fanno stare bene. La canzone Ora non ho più paura è una canzone che parla di un amore che nonostante sia finito, continua a vivere nella mente e nel cuore di chi lo ha vissuto. La paura è un’ emozione e come tale è giusto averne un po’, l’importante è non esagerare
Questo disco è assai omogeneo, nel suono soprattutto. Come concepisci la faccia di ogni tua composizione? Nel senso: raduni in un disco brani che hai pensato con un suono simile o cerchi, in fase di produzione, di portare ciascuna idea ad avere un suono quanto più coerente possibile?
Si hai perfettamente ragione, il suono di questo album è molto omogeneo, spiccano le chitarre distorte e acustiche amalgamate con un bel pianoforte, e questo contrasto mi piaceva molto, ci abbiamo lavorato con Gianfilippo Boni e poi con il basso di Lorenzo Forti e la batteria di Fabrizio Morganti, che sono due dei migliori turnisti del panorama nazionale, il disco ha preso forma e compattezza. Sono molto soddisfatto del risultato.
L’amore è una chiave di lettura importante per la tua letteratura musicale. Al di la del sesso e dei rapporti di coppia, pensando alla vita in generale, per te cosa significa?
L’amore è il motore che muove il mondo. E credo che sia importante mettere amore in ogni cosa che facciamo, per dare il meglio in tutto e per non avere rimpianti.