Vito Solfrizzo: contro i re di questa terra
Un bel disco di sano rock d’autore italiano, di quando negli anni ’90 suonava forte la voglia di rivoluzione e la rivalsa contro un sistema capitalistico. E Vito Solfrizzo non è da meno conservando però ben due caratteri portanti: quel guizzo di elettronica che aiuta a vestire tutto di una sana vena di contemporaneità in coerenza con la scena indie attuale. E poi quel pacato planare verso contenuti pop che fanno di questo un ascolto popolare anche in senso ampio del termine. Si intitola “La terra dei Re” questa seconda prova del cantautore rock pugliese che si mostra sfacciato e arrogante in questa grafica di copertina e poi manca, a dirla tutta, di un singolo che sia davvero trainante. E questo penso anche che sia un complimento visto che ormai essere singolo significa anche aver dentro della banale conformazione estetica che il nostro Solfrizzo cerca comunque di arginare senza perdersi in troppo scontate soluzioni. Un disco leggero per quanto i suoni rock anni ’90 vogliano regalarci sensazioni roots fastidiose al caldo di questi giorni. In rete e a seguire il video ufficiale della title track del disco.
Precariato, inganno talent show, politica incompetente, riflessioni e viaggi interiori. Possiamo parlare di disco sociale?
Può essere sì considerato disco sociale, ma basato su esperienze che ho vissuto in prima persona. Il mio modo di scrivere è semplice e al momento stesso interpretabile da chi ascolta.
Quanto hai lasciato spazio all’istinto della scrittura e quanto invece hai sagomato ad arte per la resa estetica?
Le mie canzoni nascono solitamente componendo inizialmente prima le parti strumentali e successivamente scrivo melodia vocale e testo. Per quanto riguarda il testo, cerco sempre la metrica migliore per le giuste parole legate alla melodia; nella scrittura, l’istinto è fondamentale, infatti capita spesso che molte parole vengano scelte e confermate al primo colpo, perché la canzone te lo chiede e te lo fa capire.. poi è ovvio che tutto deve avere un senso logico.
E parliamo di società: oggi siamo nel pieno di una indifferenza quasi estrema, rivolta a quasi ogni cosa. Un linguaggio se vuoi anche “vecchio” come il rock, cosa pensi possa raccogliere in una società ampiamente digitale come quella in cui siamo immersi?
A differenza di alcuni generi, il rock può essere ascoltato e apprezzato anche ascoltando solamente le parti strumentali o le melodie vocali, senza obbligatoriamente capire le parole e il significato delle canzoni. Il solo di una chitarra, a volte, può trasmettere anche più di mille poesie.
Sono d’accordo con te sulla indifferenza creata dalla nostra era moderna. Una indifferenza causata dal poter avere tutto e subito. Se qualcosa non piace al primo colpo viene subito scartata a priori. Ed è proprio per questo che i nostri fantomatici ‘Re moderni’ dovrebbero dare più spazio ad artisti che meritano, e che hanno qualcosa da dire. Solo in questo modo si può risorgere da un era musicale che si sta appiettendo sempre più.
“America”. Mi colpisce soprattutto il titolo. America come terra promessa?
America è legata a quella voglia di suonare la propria musica senza pregiudizi e senza quella difficoltà che noi musicisti (di musica originale) abbiamo in Italia. Tutti i locali vogliono le coverband e per suonare musica originale bisogna suonare in festival o concerti dove al musicista non vengono rimborsate nemmeno le spese del viaggio..
Qual è l’obiettivo che insegui?
Il mio obbiettivo è vivere di musica, vivere con la MIA musica. Al momento lavoro anche come magazziniere in una ditta del mio paese, per pagarmi tutte le spese che un cantautore sopporta e continuare ad inseguire il mio sogno.
In questa “Terra dei Re”, cosa resta di veramente libero?
Tutto e niente. Mi spiego meglio.. la libertà c’è e c’è sempre stata, ma siamo noi a non volerla sfruttare. Siamo incapaci di scollarci dalla nostra poltrona. Vogliamo solo ciò che è facile da ottenere e ci accontentiamo di tutto quello che ci buttano davanti agli occhi. Dovremmo lottare per i nostri ideali e contaminare la nostra mente di nuove esperienze e nuove conoscenze. Ed è proprio di questo che parlo nel mio disco e cerco di far capire all’ascoltatore.