CISCO: una voce contro i muri
Ecco il nuovo disco di Stefano “CISCO” Bellotti. Ecco il nuovo lavoro di chi ha segnato generazioni con la sua voce che inevitabilmente ci rimanda ai paesaggi irlandesi e a quella canzone sociale che lotta contro il potere costituito delle sue traduzioni più marce. Un canto partigiano quello di Cisco che non si smentisce neanche in questo splendido lavoro intitolato “Indiani & Cowboy”: si è spinto fin nel Texas, ad Austin per la precisione, dove con Rick del Castillo ha dato un colore decisamente americano alle sue nuove canzoni che, per quanto ce la mettono davvero tutta a non sembrare irlandesi, alla fine quel retrogusto non lo abbandonano mai… Ma forse è solo un difetto di percezione mia, figlia e ormai schiava di un pregiudizio artistico che mi porto dietro da anni. “Indiani & Cowboy” custodisce in sè 10 nuove canzoni che spaziano davvero molto nello stile abituale che ci aspetteremmo, forse uno dei dischi più marcatamente distanti dal suo cliché, con questi suoni davvero roots e, come nella bellissima “Lo sceriffo“, si fanno davvero rockabbilly. Si vola in America Latina con “Guido Rossa”, bellissima questi arredi di tromba… E paradossalmente poi ci ritroviamo nel pop d’autore italiano con “Don Gallo” in cui planano scenari dolcissimi tra melodie aperte e accomodanti. E se il disco si apre con questi suoni desertici di danze pagane scandite su ostinati ritmi tribali per invocare il “baffone”, il capo del comando che detterà la guida per il gregge, lo stesso si chiude con qualcosa che ci riporta alla tradizione dialettale di Cisco con una dolcissima “preghiera” rivolta all’ultima sua figlia intitolata “Bianca“. E anche qui, l’Argentina è sempre a due passi, nel sapore come nelle sensazioni che arrivano se chiudo gli occhi e la sento girare. Il nuovo disco di Cisco riscalda il cuore con un caldo che proviene dal deserto delle periferie del mondo, un lavoro che si fa carico di tradizione altra che non sia la solita verde Irlanda a cui la sua voce ci ha abituati. C’è tanto altro… ed è sempre una scrittura attenta al popolo che stiamo diventando e che forse, potremmo evitare di essere.