Ondanueve String Quartet: danza passione nelle sue “Mutazioni”
Opera per niente scontata e assai poco fruibile nell’immediato se paragonata allo standard pop e indie che viene generalmente dato in pasto al pubblico ogni giorno. E qui ci trasferiamo in ambiti sacri e culturali, quelli che dalla musica classica prende derive certamente popolari ma con un’accezione che è world, che è di quartiere e di tradizione. Un quartetto d’archi che di carriera ha prestato suoni e scritture al cinema e non solo… la loro voce ormai è rintracciabile ovunque ed il nostro è un chiaro invito a cercarla. Qui invece parliamo di questo disco di inediti che pubblica la RadiciMusic: si intitola “Mutazioni”, opera di 5 brani strumentali che appunto chiamiamo opera e non semplice disco. Impegno culturale quello della RadiciMusic che ancora una volta si attesta sulla non scontatezza dei suoi artisti e delle loro voci. Oggi, in questo ascolto, parliamo di un combo composto da archi e nello specifico da Paolo Sasso e Andrea Esposito ai violini, Luigi Tufano alla viola e Marco Pescosolido al violoncello. Sono gli ONDANUEVE String Quartet e questo lavoro di etniche radici danza con un fare gitano attorno al fuoco della resistenza. Non è resilienza ne tantomeno resa incondizionata: c’è vita che si sprigiona in ogni dove, di colori accesi e di abiti della tradizione. Siamo in Spagna per lo più, per quanto brani come il singolo “Sbeat” ci potrebbe benissimo portare in tutti gli angoli di un occidente ormai contaminato di tutto e di tutti. Dunque il suono e la scrittura degli Ondanueve non è scrittura che cerca e celebra le tradizioni in senso stretto ma ne da una chiave populista e conforme a questa nostra attualità che non prevede confini e barriere (se non per mero scopo politico).
Musica che si fa bella non solo da danzare o da vederla muoversi in ritualità sociali, ma è musica che mostra, che comunica, passione e amore e poi anche dannazione e romantiche riflessioni. In “Murena” c’è il corteggiamento, c’è quell’inseguire la passione principe del movimento… c’è un girovagare per la città con mirabile cura di rapimento, c’è l’ossessione e l’ansia… in “A Day in Seville” c’è il fascino e quel romantico perdersi oltre al momento silenzioso di percussioni sulle casse degli strumenti che ci indica una via di trasgressione e di ricerca che è forse il primo segnale di contaminazione jazz. A proposito di percussioni: questo disco, se vuole piegarsi un poco a didascaliche connessioni pop, è proprio nel supporto del ritmo con le percussioni curate dalla collaborazione dei nostri con Riccardo Schmitt che non critichiamo perché di gusto e di grande mestiere ma che forse pare ridondante al dipinto degli archi. Forse. Ma qui ci areniamo vista la qualità e l’altezza che deve avere il gusto per giocarsi la partita. E la bella primavera barocca di “Filumena” o le tenebre insidiose di “La Mano de Dios”, l’io da cui scappare, quello da afferrare, momenti urbani e di antichi presagi. “Mutazioni” è un disco che sviluppa e asserve la passione.