MIZA MAYI: il bel pop internazionale
Appunto si respira aria internazionale, da Berlino con i suoi colori industriali all’America del pop tra ballate del nuovo soul a tinte sottili di jazz. Ma tutto questo è solo mero rincorrersi di etichette. Il disco d’esordio di Miza Mayi è molto di più. Si intitola “Stages of a growing flowers” la prima prova d’autore della cantante afro-italiana che si avvale anche della bellissima collaborazione del sax preparato di Jessica Cochis, registrato presso l’Alter Music Studio di Voghera. Ed è tendenzialmente pop questo disco anche se non parliamo di qualcosa di banale come spesso accade nelle produzioni da cassetta della scena indie. Parliamo di una produzione che dentro ha l’Africa e l’Europa, dentro ha le tendenze glamour di brani come “Walk Away” e l’autoironia di brani goliardici come la chiusa affidata a “Tom Tom Town”. Ma anche riff preziosi che si inchioda all’ascolto come in “Assurditè”… il tutto per decantare la strada della consapevolezza, il divenire di una donna e il fortificarsi di un carattere che dimostra ampia maturità anche sotto il profilo artistico con un disco che ha poco da invidiare anche a produzione di carriere più consolidate. L’ennesimo esempio di lavori che, se finiti in bocca a nomi altisonanti, sarebbero divenuti dischi di cui parlare a lungo.
Sono sincero: mi sarei aspettato una maggiore influenza di ritmi africani. Non per qualcosa ma trovo che siano culture assai determinanti e caratterizzanti. Un po’ come la melodia napoletana. Tu come mai ne sei quasi estranea (almeno in questo lavoro)?
Abbiamo voluto orientare il disco su sonorità afroamericane ed europee. Ma se proprio vogliamo essere pignoli jazz, swing, spiritual, blues, gospel, soul, funky sono nati da discendenti africani. L’Africa in realtà è sempre presente, con i suoi ritmi in levare, i suoni sincopati, la sua gioia, la sua follia. Sono cresciuta, in Italia, sono di madre lingua italiana, sogno in italiano ma non potrai mai togliermi l’Africa, è dentro di me, è la mia linfa.
Secondo te il futuro è digitale?
Ovviamente sì, la musica è diventata liquida, scorre come un fiume senza fine e senza inizio, grazie a questo abbiamo la possibilità di conoscere artisti nuovi, o approfondire la conoscenza di artisti di cui si aveva solamente sentito parlare. E’ tutto alla portata di tutti, semplicemente fantastico. Non entro nel merito delle conseguenze a livello discografico, il business ormai è totalmente cambiato.
“Walk away”. Lasciare tutto o lasciarsi andare. Comunque rivoluzionarsi. Dolce e amaro allo stesso tempo. Ma percepisco soltanto il dolce in questa visione di te… sbaglio?
“Walk Away” è lasciare tutto e andarsene, abbandonare qualcosa che si conosce per qualcosa di ignoto, forti del fatto che il cambiamento sia necessario per raggiungere una fase superiore della coscienza di sé. La dolcezza c’è, è una dolcezza piena di speranza e di forza, si tratta di un brano molto positivo che rappresenta il coraggio.
E in generale tutto questo disco ha un retrogusto solare, di dolcezza, anche quando si fa più scuro nei toni. Che mi dici?
Ci sono diverse correnti di pensiero, in realtà in questo disco ho lavorato molto sulle emozioni oscure e sulla malinconia, è un disco che nasconde molta sofferenza e amarezza ma lungo il percorso mistico si raggiungono delle rivelazioni, è un viaggio in costante salita. Il tutto sfocia nella consapevolezza che nonostante la vita sia dura e difficile è giusto saper vivere nella leggerezza, senza troppe pretese. Accogliere sempre ciò che arriva poiché non ci sarà mai un fallimento ma una lezione, ogni avvenimento non è mai casuale.
Parliamo di arrangiamento e direzione artistica. Di chi è la firma di questo lavoro? Oltre la tua s’intende…
Il disco è stato prodotto dai miei amici e colleghi Eros Cristiani e Jessica Cochis, molti brani li abbiamo scritti insieme. Nello specifico Eros si è occupato di tutti gli arrangiamenti, Jessica ha diretto i fiati ed è il produttore esecutivo e direttore artistico.
E in merito all’improvvisazione? Quanto spazio hai lasciato al caso?
Tutte le mie melodie nascono dall’improvvisazione, parto sempre da ciò che le cadenze e gli accordi possano ispirare, poi il tutto viene ben limato e organizzato nella logica della costruzione di un brano. Realizzo il messaggio che voglio comunicare attraverso il brano dopodiché inizio la stesura del testo. L’unico brano che contiene un’improvvisazione vera e propria è “Tom Tom Town”, le variazioni del tema sono nate direttamente in studio di registrazione, è stato molto divertente è una tecnica che utilizzo spesso anche nei live, nasce sempre qualcosa di nuovo.