The Lizards’ Invasion: quando il rock si fa narrativa
Un disco di narrativa in fondo, anche se il linguaggio non è decisamente dei più semplici. Parliamo di un rock di sfumature epiche ma anche dark, quasi notturne per alcuni versi ed esteticamente sospese per altre.
Loro sono i The Lizards’ Invasion da Vicenza e ci regalano un disco d’esordio che prende in prestito due cose dal passato dei grandi: quel rock maestoso di Pop e di Progressive e poi quella forma di concept album che dipana una genesi, un equilibrio, uno sviluppo ed una morale lungo tutte le tracce.
Sono sette scritture in questo disco che si intitola “IN-dependence Time”, sette capitoli di una storia assai affascinante.
Niente di rivoluzionario e niente che non sia stato già affrontato: parliamo di una morale quasi pasoliniana, che vuole e anzi spera o si illude che il mondo sia popolato da anime prive di ambizioni di potere e supremazia.
Certamente l’equilibrio di questa comunione di intenti viene alterata dal cattivo e dal male, gli intrusi (INsider) che verranno poi prontamente sconfitti in nome del benessere da salvaguardare. Eppure resta soltanto una storia e i nostri ci terranno a precisarlo.
Bellissimo piglio vocale che rende liquido e ricco di fascino il disegno melodico di questi brani che, avessero avuto una struttura più istintiva e meno orchestrale, avrebbero forse trovato la forza di staccarsi con maggiore personalità da un cliché fin troppo solenne e fin troppo celebrato.
Nonostante questo, a parer nostro diciamo: ma che gran bell’esordio questo dei The Lizards’ Invasion.
L’epica di un mondo nuovo, senza odio, dove il bene vince sul male. Annosa e inflazionata utopia. Quanto bisogno c’è di crederci davvero?
Non c’è bisogno di crederci davvero, è solo un altra storia con un altro happy ending. Credere troppo ai racconti può dare sollievo ma si rischia di rimanere intrappolati in un illusione. Piuttosto c’è bisogno di trarre le conclusioni, degli insegnamenti, che nel nostro caso sono sempre gli stessi: stiamo andando sempre più velocemente verso un baratro e sembra che, pur accorgendoci di ciò, dati alla mano, pochi se ne preoccupino veramente.
Un tema assai imperante dicevamo: il Rock epico dei The Lizards’ Invasion pensiate sia l’unica giusta estetica per affrontare una storia simile? Oppure avete pensato qualche volta di contaminare la vostra musica di altro?
Una storia del genere può essere affrontata con qualsiasi estetica musicale, basta saperla porre nel modo giusto. Siamo consapevoli che il genere del disco non è quello più moderno ed innovativo che ci si possa aspettare, perché siamo stati legati un po’ al Rock del passato, però si può riconoscere in moltissimi pezzi la voglia di uscire dal circolo del Rock classico, e sicuramente i nuovi lavori avranno una componente ancora maggiore di soluzioni moderne. Abbiamo pensato infinite volte di contaminare la nostra musica con altro, e lo si sente in maniera chiara nel disco, non c’è affatto un genere univoco.
E quindi, visto che siete al primo disco, mi chiedo: nasce prima il vostro mood sonoro e quindi il tema da raccontare o viceversa?
Primo disco si, ma non primo lavoro, siamo insieme da piu di sette anni ormai, e di mood sonori ne abbiamo passati e ricambiati. Per rispondere: per “INdependence Time” è stata una sinergia tra le due, tema e mood. Perché dal punto di vista delle sonorità c’è stata una ricerca e ci siam posti alcuni paletti per delimitare la via da per correre per far capire che il nostro sarebbe stato un sound appunto, solo nostro. però il tema del concept ha aiutato moltissimo nel guidare il mood. Ogni canzone è un capitolo, ogni capitolo racconta una parte della storia, e ogni parte ha la sua atmosfera, il suo stato d’animo.
Eppure mi sarei aspettato qualche futurismo in più: in genere siamo sempre proiettati in un futuro robotico quando parliamo di queste cose. Invece, se non erro, voi siete molto reali ed attuali nel racconto vero?
Giusto. Siamo sempre abituati al guardare al futuro, ma per andare avanti è necessario prima di tutto rendersi conto di come si stà nel presente.
A chiudere: il finale che torna aperto, che torna reale. Qual è la morale di questo lungo concept album?
La morale è proprio esplicitata nel testo dell’ultima canzone “INcredible”. Nel testo torna la voce narrante, gia comparsa in INtro, a chiudere la cornice del racconto e rivolgendosi all’ascoltatore dice:”Ehi tu! Che hai ascoltato questo disco, questa storia, ti sei accorto che è la stessa storia che si ripete sempre? Qui nel mondo delle favole è andato tutto per il meglio, è vero, ma li da te? come sta andando, mica troppo bene mi pare, e allora cosa vuoi fare?” e la risposta può darsela solo l’ascoltatore, che sceglie tra INdependence Time e IN Dependence Time ( tempo dell’indipendenza e tempo della dipendenza).