RECENSIONE: Buford Pope – Blue Eyed Boy
Buford Pope è la nuova promessa della musica mondiale. È una scommessa su cui sono pronto a puntare.
Senza esitazione!
È vero, la Svezia negli anni ha sfornato pochi prodotti di successo, ma alcuni sono riusciti a segnare per sempre la storia del Pop e del Rock. Viene da pensare ovviamente in primis agli Abba ed agli Europe. Ma da oggi in poi (si spera) molti altri non potranno associare il nome della nazione scandinava a Buford Pope.
Come un novello Bob Dylan attinge alle radici americane, così lui prende spunto dalle sonorità europee degli ultimi anni. Tra suoi idoli non mancano però i “grandi” del presente e del passato del nuovo mondo, Neil Young, Tom Petty, Jackson Brown, Robert Johnson e Bruce Springsteen. A volte persino Bryan Adams (in “Still Got Dreams”, ad esempio) e John “Cougar” Meellencamp (in “Bloodline”.
Tuttavia Buford Pope mette molto impegno e passione in ciò che scrive e poi canta e suona.
L’entusiasmo è alle stelle in “Infirmary”, brano a cavallo fra il Blues ed il Country.
I confini non appaiono mai netti, soprattutto in “Freewheeling”, che ha ritmi che riportano alla memoria persino quelli tipici del Brit Pop anni novanta.
C’è spazio anche per la ballad strappalacrime, la bella e pacata “Someone”.
L’unica mancanza del disco sono i lunghi assoli ed i virtuosismi, che forse in un contesto simile sarebbero stati peggio di una stonatura.
Se proprio volete dare un’etichetta a Buford Pope chiamatelo “Country Folk”.
Ma con moderazione, perché nei suoi versi e nelle sue note c’è davvero molto di più.
E senza mai scadere nella banalità.
Ed in tempi di prodotti da talent non è poco…
duraniano
Link utili: Buford Pope