RECENSIONE: The Falls – Mind the gap
Il disco di debutto dei capitolini The Falls mi riporta inevitabilmente a sbattere contro una serie di riflessioni fatte migliaia di altre volte. “Mind the gap” assomiglia ad una replica, una versione minore e non ispirata o rielaborata, di qualcosa che ha trovato la propria ragion d’essere anche in un preciso background culturale. Quanto fatto dal panorama britannico dalla fine degli anni 90 e per tutta la prima decade degli anni 2000 è scaturito da un movimento, prima di tutto, di pensiero. Band come Franz Ferdinand o, in una maniera completamente diversa, Kasabian, hanno avuto il merito di integrare un sincero amore per costruzioni melodiche vintage con quanto di storico fatto da mostri sacri come Oasis e Blur. Queste contaminazioni, insieme ad un ritrovato connubio con un forte spirito popolare, hanno plasmato quel sound che caratterizza la disperata ricerca della band romana.
Questo continuo cercare di assomigliare a quanto descritto prima trova sfogo in brani come “Alive“, ballata piano e voce che ricorda, con un modo di fare indelicato, uno stile inconfondibile e per molti sacro. I The Falls sono oggettivamente ottimi musicisti. Dal punto di vista degli arrangiamenti “Mind the gap” funziona. Sembrano tuttavia ossessionati da una impostazione British che, oltre a limitarne la creatività, li trasforma in una replica senz’anima di un qualcosa che non esiste più nemmeno dove potrebbe avere ancora un flebile senso d’appartenenza. A completare il quadro poi fa capolino un inglese spesso stentato. Ed è qui che che si materializza il grande ossimoro dei The Falls. Una miriade di altri generi e proposte avrebbero potuto tollerare e sostenere una pronuncia non ineccepibile, ma non è questo il caso.
Sotto il punto di vista strettamente melodico “Mind the gap” non regala momenti indimenticabili. Anche se valutato nell’ambito di una proposta estremamente derivativa, l’album non appare irresistibile o ipnotico. I brani, molto brevi e caratterizzati da tante ripetizioni del ritornello di turno, dovrebbero quantomeno riuscire a far presa sull’ascoltatore ma cadono troppo presto nel dimenticatoio. I momenti migliori sono quelli in cui i The Falls si lasciano andare ad interessanti contaminazioni synth pop. Si tratta tuttavia di spunti accennati e mai realmente approfonditi.
Sinceramente mi sfugge l’intero senso artistico della proposta. Certo amare quello che si suona è sempre un buon punto di partenza, ma non è sufficiente per chi sta seduto ad ascoltare e non imbraccia uno strumento.
Link utili: Official Facebook Page
Voto: (5 / 10)
Tracklist:
- Superman
- Homesick
- It’s up to you
- Let the music be your saviour
- Run away
- Beware of the empty
- Just make it clear
- Alive
- The call
- Runinng out with me