“Sposa”, il primo estratto di “Le Derive della RAI”, album di debutto di ANDREA FARDELLA
“Sposa” è il primo estratto dal disco di debutto di Andrea Fardella, musicista e attore torinese qui per la prima volta nel ruolo di cantautore. Il brano, da oggi su YouTube, anticipa l’uscita su etichetta Controrecords di “Le Derive della RAI”, magmatica opera prima prodotta da Carlo Barbagallo (Suzanne’Silver, Albanopower, La Moncada, CoMET) che sarà disponibile dal prossimo 22 aprile.
“Sposa – racconta Andrea – è una delle canzoni più “vecchie” del disco. L’ho scritta nel 2006, quando stavo partendo per andare a vivere a Barcellona, in Spagna. E’ un brano sulla una rinuncia ai sogni, all’ideale che ci si è immaginati e alle aspettative costruite rispetto alla propria vita. Il percorso di uomo che decide di cambiare vita, di lasciarsi alle spalle le delusioni lavorative e affettive e si catapulta nell’ignoto per continuare a cercare, per continuare a vivere, anche se la libertà è una conquista a due facce.”
“Sposa” è una delle undici tracce di un lavoro che, secondo Andrea, rappresenta “un universo emotivo ma anche uno specchio attraverso il quale ho osservato la mia vita, le mie relazioni, le mie sconfitte, le vittorie, le crepe e le fratture che hanno contraddistinto la mia ‘evoluzione’ come uomo e come artista. Lo definirei il mio cosmo sensibile: dentro c’è gran parte della mia vita, di quello che ho vissuto in prima persona o che hanno vissuto le persone a me più care.”
Le tracce de “Le Derive della RAI” sono infatti sfoghi, lamentazioni, odi d’amore, invettive, preghiere che si nutrono delle influenze più disparate (folk, rock, pop, cantautorato italiano, psichedelia), alternando brani rotondi e chiusi, code strumentali, dilatazioni che generano galassie oppure tendono agguati a base di arrangiamenti audaci e imprevedibili. Ciò avviene mentre è la voce, una voce che ha al contempo un qualcosa di primigenio, metropolitano e ieratico, a tenere insieme un disco atipico e sorprendente, dove in poche parole c’è tutto: l’amore, la morte, il dolore, il perdersi, il trovarsi, la bellezza, la decadenza etica, l’istinto, la furia, l’accoglienza, la salvezza, la denuncia, il sacro.
Ovvero ciò che vibra di quel tremito che appartiene alle cose fondamentali del nostro stare al mondo, affrontato con la necessità di chi, come Andrea Fardella, scrive e canta perché non può fare altro che lasciarsi investire da tutto il bene e tutto il male, da tutto il tragico e tutto il salvifico, senza mai sapere cosa fare, se non appunto cantare e vivere.
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