RECENSIONE: Earthset – In a State of Altered Unconsciousness
Disco di debutto fra luci ed ombre per gli Earthset, quartetto bolognese che si destreggia, per auto definizione, fra i più articolati meandri dell’alternative rock. In realtà l’intera impostazione vocale di “In a State of Altered Unconsciousness” ricorda, con le dovute e abissali distanze tecniche ed interpretative, il primo Brandon Boyd, risultando tuttavia spesso ridondante e priva di vere e proprie dinamiche. La sezione strumentale si muove fra più ampie divagazioni sfociando spesso in una sorta di noise-math che tutto sommato riesce ad incuriosire nonostante l’inconcepibile durata (oltre 50 minuti) dell’opera prima dei Nostri.
Le tantissime idee in gioco ed una buona dose di estro contribuiscono a creare un sincero interesse nei confronti del progetto in questione, che tuttavia manca totalmente di una vera e propria identità. Il disco finisce per essere molto confusionario e raramente l’ascoltatore vede la propria pazienza ripagata da momenti melodici degni nota. L’intera opera sembra quasi scoprire se stessa brano dopo brano senza riuscire a trovare una destinazione comune ad ogni episodio, aspetto imprescindibile per una band agli esordi.
Probabilmente se “In a State of Altered Unconsciousness” avesse beneficiato di qualche brano in meno e qualche pre-produzione in più staremmo qui a parlare d’altro, ma sono scelte anche queste.
Per il momento gli Earthset lasciano intravedere soltanto un potenziale largamente inespresso. Proprio come una delle tante visioni descritte da musica e parole nell’esordio del quartetto bolognese.
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Voto: (5,5 / 10)
Tracklist:
- Ouverture
- Drop
- The Absence Theory
- Revolution Of The Species
- Epiphany
- So What?!
- Skizofonia
- Gone
- A.S.T.R.A.Y.
- Lovecraft
- Circle Sea