RECENSIONE: MANDRAKE – DANCING WITH VIGA
Dal forte respiro internazionale, l’ultimo disco dei Mandrake racchiude una evidente ispirazione pop/folk ma anche notevoli richiami classici. Le direzioni che la band apre con questo album sembrano sfociare in tutto e niente, attraverso sentieri poco chiari e misteriosi. Diventa superfluo andare alla ricerca di artisti che possano aver contaminato direttamente la proposta in questione, che risulta originale ed indubbiamente valida. E’ difficile trovare qualcosa che non quadri in questo prodotto davvero ben confezionato. Gli arrangiamenti primeggiano grazie ad un’innata accuratezza stilistica e sono pensati ed eseguiti in modo da fare dell’album un piccolo gioiello. E’ chiaro che l’impegno profuso nella scrittura delle varie sezioni doni all’ascolto complessivo un piacere non trascurabile, che fa ben sperare anche sotto il punto di vista commerciale.
Tutti i brani hanno l’abilità di catturare all’istante proprio grazie a questa dovizia di particolari; ogni nota, ogni volume, ogni dinamica è perfettamente bilanciata e conteggiata. Una insolita dolcezza di fondo ci accompagna per tutto il minutaggio. Le voci riescono a calibrarsi ed a dosare se stesse con sfumature graziose e, sostenute dalla sezione degli archi, riescono a creare un’atmosfera magica. Il duetto Two Young Lovers, che si avvale della collaborazione di Lisa Papineau, rappresenta un esempio riuscitissimo di quanto descritto. L’altra collaborazione con il Sinfonico Honolulu, al contrario, mostra la forza ritmica che la band può sprigionare. I Mandrake pongono al centro della propria ricerca l’intimismo, raccontandoci le varie sfumature dell’animo umano; quasi ci trovassimo di fronte ad un romanticismo moderno che si alterna tra note di un colore più allegro ed altre più nascoste e oscure.
Inoltre la padronanza che Giorgio Mannucci dimostra di avere della lingua inglese, sia nella scrittura che nella pronuncia, fa del secondo disco dei Mandrake una proposta che (e glielo auguriamo vivamente) proverà ad affermarsi su un territorio non solo nazionale. Il tutto è infatti un perfetto bilanciamento fra una sorta di cantauturato a tinte nostrane e contaminazioni evidenti d’oltremanica. Disco assolutamente consigliato.
Remo Cruz
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Voto: (8 / 10)
Tracklist:
- Tales of a wizard
- Mom & Dad
- Two young lovers
- The madam
- Skeletons
- Something to die for
- Intermezzo – Tuscan moon
- The end of the world
- Scan your eyes
- Ghost in me
- San Francisco