RECENSIONE: L’introverso – Una Primavera
Secondo full-lenght per L’introverso, quartetto milanese che approda ad “Una Primavera” dopo il debutto con “Io”, prodotto da Alessio Camagni. L’ultima fatica discografica si fregia della produzione artistica di Davide Autelitano e cerca di implementare e potenziare una proposta che nel primo episodio era sembrata interessante, pur restando estremamente derivativa e lontana da una vera e propria identità artistica. “Una primavera” prova a replicare quanto di buono fatto in passato da formazioni come La fame di Camilla: l’amore per la melodia pura e le costruzioni che ne derivano sembrano essere il perno sul quale ruotano e fluttuano le liriche ed il timbro inusuale di Nico Zagaria. La storia è quella di una periferia localizzata ma allo stesso tempo estremamente comune e riconoscibile.
Se ogni tipo di vissuto si prestasse naturalmente a diventare poesia probabilmente sarebbe la poesia stessa a perdere di significato. La realtà dei fatti è che spesso è proprio l’abilità della penna narrante a delimitare il confine fra ciò che è legittimato artisticamente e ciò che non lo è. Morale della favola: non importa cosa racconti ma come lo racconti. Ecco, la prima grossa incongruenza di “Una Primavera” è tutta qui. Ci sono argomenti che possono essere trattati in modo diretto e semplicistico, altri che necessitano di riflessioni più profonde. L’introverso perde di vista questa distinzione ed affronta ogni tematica allo stesso modo. Il risultato è un mix ripetitivo e tedioso che fa sembrare gli 11 brani una sorta di K2 per chi ascolta. La periferia milanese, sopratutto nell’immaginario di chi ci è nato e cresciuto, conserva un’innata predisposizione a farsi amare e raccontare, nonostante la nebbia, nonostante i paesi-dormitorio, nonostante la frenetica attitudine di ognuno alla realizzazione professionale. Tuttavia molti di questi aspetti faticano a costruire una vera e propria empatia con l’ascoltatore se non vengono universalizzati da liriche capaci di trovare dei punti di contatto funzionali.
Sotto il punto di vista strettamente armonico “Una Primavera” non è niente di più di un disco pop- mainstream. Di suo questa caratteristica non è assolutamente un punto a sfavore. Il tutto è ben arrangiato e ben suonato. Il comparto chitarristico sfrutta una interessante gamma di suoni e le linee vocali sono gestite con maestria. Tuttavia questo non basta per costruire una proposta che abbia realmente qualcosa da dire. Dischi così in Italia ne escono a centinaia. Bisogna fare qualcosa di più, andare più a fondo, sopratutto in un secondo album. La linearità stilistica contribuisce quindi soltanto ad accentuare gli aspetti negativi del song-writing, contribuendo (seppur in misura minore) alla mole di apatia e noia che caratterizza la seconda fatica de L’introverso.
A mio parere il progetto va completamente rivisto. Sotto il punto di vista tecnico ci sono tutte le possibilità per produrre qualcosa di più incisivo.
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Voto: (5,5 / 10)
Tracklist:
- Tutto il tempo
- Manie di grandezza
- Il finestrino
- Stomaco
- Uguali
- Prima o poi
- Solo questa notte
- Ti odierai
- Mi rialzo
- Estranea
- Una primavera
Formazione:
- Nico Zagaria – voce e chitarra
- Marco Battista – chitarra
- Futre – basso
- Elia Rocca – batteria