RECENSIONE: Samuel Holkins – Il Santo EP
Samuel Holkins comincia a scrivere canzoni da solista ma col tempo trasforma il suo progetto in un qualcosa di più complesso, molto vicino alla definizione di band. Conservato il moniker il successivo quartetto si fregia di riconoscimenti di rilievo all’interno del panorama emergente nostrano, anche grazie ad una macchina promozionale che sembra aver funzionato alla perfezione. Giunge poi a questo EP dopo un lungo percorso che porterà “La Falsa verità “(primo album datato 2010) ad una inaspettata ristampa. “Il Santo” ha l’arduo compito di giustificare, probabilmente addirittura legittimare, il cammino di Samuel e soci. L’EP viene allegato gratuitamente al quotidiano “Il Sannio” per un numero di 4000 copie. Una diffusione importante, cifre che non sono certamente comuni nel campo delle band emergenti.
In tutta sincerità, quando poi finalmente si parla di contenuti, faccio molta fatica ad individuare all’interno de “Il Santo” qualcosa che possa convalidare un percorso di questo tipo. Dal punto di vista stilistico la proposta copre gli aspetti sostanzialmente più speculativi di una matrice di buon vecchio rock’n’roll, praticamente priva di particolari contaminazioni. Per quel che concerne l’ambito armonico il tutto ricorda molto i Litifiba di “Grande Nazione“: nulla da eccepire sotto il punto di vista tecnico. La produzione è buona, la prova dei musicisti altrettanto. Le idee però sembrano latitare. Non a caso “Il santo” trova i suoi momenti migliori in un certo tipo di intimismo, a mio parere eccessivamente sommerso, lontano dal tentativo di essere irriverenti ed auto ironici a tutti i costi. Sono buone le atmosfere di “Un uomo memorabile” e “Babylonia” proprio perché offrono scorci di una personalità lirica e compositiva reale, anche se appena accennata. Il resto è un tentativo di far casino attraverso tutta una serie di argomenti apparentemente giusti ma incredibilmente didascalici (“che se ti fumi una canna è veloce condanna“). Nella linearità stilistica del comparto strumentale spicca “Mille luci”, l’episodio sicuramente meno omologato al resto dell’EP. A metà fra Bluebeat ed Iggy Pop prova a dare un tocco di imprevedibilità allo stile dei nostri, restando in ogni caso nel limbo degli esperimenti a metà.
C’è ancora bisogno di musica diretta, che butti giù i muri e perfori lo stomaco senza troppi giri di parole. C’è bisogno di band capaci di non prendersi sul serio e che sappiano trasformare l’irriverenza in un canale di comunicazione primario. C’è bisogno anche di idee però, non necessariamente originali, ma sicuramente ispirate. A questo EP manca quel quid, peraltro imprescindibile, che ti porta a raccontare il mondo attraverso un filtro del tutto personale. Qui manca una buona dose di ispirazione. E non è poco.
P.S. Molto bella ed ispirata invece la copertina.
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Voto: (5,5 / 10)
Tracklist:
- Il santo
- Mille luci
- Un uomo memorabile
- Babylonia
- Fuoco di russia
Formazione:
Samuel Holkins – voce
Gianluca Merenda – chitarre
Vince Esposito – basso
Max Verrillo – batteria