RECENSIONE: Entrails – Obliteration
Carriera strana quella degli Entrails. Avviati come one man band agli inizi dei ’90 per mano di Jimmy Lundqvist, progetto apparentemente morto nel 1998 senza aver mai rilasciato nulla di ufficiale ma riformatosi nel 2008 come vera e propria band, producendo discrete uscite nel corso degli anni. Ecco, il termine “discreto” potrebbe riassumere in toto la loro discografia. L’ensemble mastica bene il death metal, vivendo di una certa nostalgia non troppo velata.
Gli Entralis sono bravi a sfruttare le occasioni (deal con Metal Blade in primis) ma non sono mai riusciti a far scroccare la vera scintilla, a raggiungere una completezza artistica che ha fatto grandi altri dalla Svezia. La band però ha sempre mantenuto una certa coerenza e costanza, suonando diligentemente e creando una sorta di struttura propria . Con questo “Obliteration” entriamo nel classico senza infamia e senza lode, un disco che fa del sound compatto ed omogeneo il proprio punto di forza. Riff corposo e violento che riesce a virare su costruzioni più melodiche e downtempo, drumming furioso e potente. Alla ricerca del chorus giusto e dell’ispirazione altalenando ottimi spunti ad altri più noiosi.
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Voto: (6 / 10)
Tracklist:
- No Cross Left Unturned
- Epitome of Death
- Beyond the Flesh
- The Grotesque
- Obliterate
- Skulls
- Midnight Coffin
- Bonestorm
- Abyss of Corpses
- Re-Animation of the Dead