RECENSIONE: Greta Olm – Swallow
Il quartetto genovese Greta Olm approda al primo full-lenght al culmine di un lungo cammino cominciato nel 2010. Nel 2014 la band rilascia “on the bench“, primo EP registrato fra Genova ed un appartamento inglese. “Swallow” arriva nel 2015 e prosegue sulla strada battuta dall’EP antecedente: una costante ricerca della semplicità, un susseguirsi di atmosfere genuine e comunicative. L’intero disco poggia su una produzione “lo-fi” gestita con ragionevolezza, mai pacchiana, sempre attenta a non imporsi. In una situazione di questo tipo, ogni pecca, ogni errore strettamente tecnico, si trasforma in parte di un tutto che appare, nella sua disordinata armonia, inscindibile.
La matrice acoustic-folk che permea “Swallow” viene contaminata da stratificazioni armoniche che trovano il loro essere all’interno di generi come il neo-folk, il post rock (per quel che concerne le atmosfere) e perfino il cantautorato acustico tanto a caro a Sun Kil Moon e Red House Painters. La musica dei Greta Olm è un viaggio paziente, una transiberiana percorsa a piedi fra melodia e parole. Brani Come “Northern seas” e “Wooden Hands” chiedono tempo e calma. Un disco lentissimo scaraventato nell’era della velocità a tutti i costi che trova nel suo stesso anacronismo la propria affermazione; aspetto, a suo modo, innovativo.
La band è ancora acerba, caratteristica evidenziata da imperfezioni tecniche e di struttura, ma conserva sempre la propria identità. Al di là di un inglese incerto, “Swallow” è una scommessa vinta. Un album che trova la sua forza, paradossalmente, in tutto quello che gli manca. Sottrazione, semplictà e suggestioni; questo basta ai Greta Olm per cominciare a fare sul serio.
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Voto: (7 / 10)
Tracklist:
1 – northern seas
2 – be what you say
3 – toys
4 – wooden hands
5 – perfect grace
6 – stone
7 – in may and june
8 – velkomin
Una risposta
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