RECENSIONE: The Dodos – Individ
Band di San Francisco, i The Dodos hanno alle spalle una carriera ormai longeva, iniziata nel 2006 e sviluppatasi attraverso ben 6 full-lenght .
L’ultima fatica si chiama “Individ“, un concentrato di elettro-rock che si sviluppa su 9 brani. E’ sicuramente un disco molto lontano dalla matrice folk di “Beware of the Maniacs“, caratteristica peculiare insieme ad una certa linearità delle stratificazioni sonore che è stata cavallo di battaglia degli arbori del duo americano. Quest’ultimo album è fortemente contaminato da tutto quel filone musicale che ha saputo rivedere ed attualizzare il ruolo dell’elettronica nel rock (Arcade Fire su tutti) .Proprio per questa ragione, per distinguersi in questo mare magnum, non basta essere soltanto bravi. Bisogna portare la sperimentazione al limite e mettersi costantemente in gioco per riuscire a distinguersi dal resto delle proposte musicali in campo. “Individ” si avvale di una produzione missata con criterio che offre degli ottimi spunti strumentali: alcune tracce presentano arrangiamenti originali se paragonati a quelli del passato, che riescono a fondere ottimamente alt rock, folk e neo psichedelia (vedi brani come Bubble, Pattern/Shadow, The Tide).
Se da un lato le costruzioni strumentali riescono ad andare oltre gli stilemi classici della band, dall’altro le vocals restano ancorate alle solite dinamiche poco emozionanti, frenando sotto un certo punto di vista la crescita generale del duo. Un pizzico di coraggio in più avrebbe potuto regalarci l’imprevedibilità necessaria a tenere alta l’attenzione per tutta la durata dell’album, che spesso è costretto a citare se stesso.
Con “Individ”, i The Dodos non riescono a fare il botto; presentano un full-lenght che evidenzia una certa maturazione che appare però ancora in essere.
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Voto: (6,5 / 10)
Tracklist:
- Precipitation
- The Tide
- Bubble
- Competition
- Darkness
- Goodbyes and Endings
- Retriever
- Bastard
- Pattern/Shadows
Formazione:
- Meric Long
- Logan Kroeber