RECENSIONE: Nikki Lane – All Or Nothin’
Nikki Lane è una songwriter americana, nata e cresciuta a Greenville nel South Carolina; si trasferisce a Los Angeles e successivamente New York per capire cosa fare della propria vita. In America funziona così, i ragazzi girano, scoprono e decidono cosa fare di loro stessi. Lei ha capito di avere il country nel sangue ed ora vive a Nashville, capitale mondiale del genere. La sua ultima fatica discografica è “All Or Nothin’”, full nato dopo una relazione finita male. Tutto il disco gira intorno al rancore ed al dolore provocati dalla rottura con la persona tanto amata. I brani si muovono su sonorità ovviamente devote al country ma si bagnano qua e là con gocce di modernità, lontanissimi richiami indie-rock. Non a caso il produttore dell’album è Dan Auerbach dei Black Keys.
Il disco parte con i giusti presupposti, quelli di una cantautrice che, nei primi quattro brani, manda a quel paese l’ex e si proclama una ribelle in “Right Time” dove canta fiera “it’s always the right time to do the wrong thing”.
Nella prima parte dell’album non c’è nulla che accomuni Nikki Lane con le altre cantautrici country che l’hanno preceduta. La Dolly Parton di “Jolene”, per capirsi, è lontana anni luce dall’emancipazione proclamata in “I Don’t Care”, dove l’artista, con voce ingenua e sincera, afferma il totale disinteresse verso ciò che riguarda il proprio ex fidanzato. Fino a qui tutto bello, pimpante ed anche originale. Poi tutto cambia; la cantautrice precipita nel cliché della donna sedotta e abbandonata. “Love’s on Fire” ne è la prova lampante; bellissimo duetto col già citato Dan Auberbach dove i due, alla “Sonny e Cher“, costruiscono una ballata con chitarra acustica e voci in cui raccontano di un amore malato e perduto. Il pezzo è bellissimo anche se decisamente stereotipato. Un altro barlume di originalità fa capolino in “Sleep with a stranger” dove il “wah wah” della chitarra suona prepotente sul tappeto blues costruito dall’artista. Il disco termina con “Want My Heart Back”; in questo caso è impressionante la somiglianza fra il riff iniziale e “Like a Rolling Stone” del celebre Bob Dylan. Speriamo vivamente si tratti di un richiamo voluto.
Nel complesso l’album è un esempio di arrangiamenti e produzione impeccabili. Nulla stona, tutto è al posto giusto. Il limite però, imposto anche dal genere ma non per questo impossibile da evitare, rimane quello di un disco che che si somiglia tantissimo fra un brano e l’altro. Sotto questo punto di vista, da un’artista così giovane e da un produttore molto attento a mescolare nuovo e vecchio, ci si aspettava qualcosa di più rischioso. Al di là di questo però “All Or Nothin’” è un album godibile sotto molti punti di vista.
Valentina Ecca
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Voto: (6 / 10)
Tracklist:
1. Right Time
2. Good Man
3. I Don’t Care
4. You Can’t Talk to Me Like That
5. Seein’ Double
6. Love’s on Fire
7. All or Nothin’
8. Sleep with a Stranger
9. Man Up
10. Out of My Mind
11. Wild One
12. Want My Heart Back