RECENSIONE: Beavers – Enter Please EP
L’esordio dei Beavers, formazione romana attiva dal 2012, si snoda su 5 tracce che inseguono un’identità propria all’interno del panorama Madchester/Britpop, senza rinunciare alla passione per il grunge ed alla vena chitarristica narcisista tipica degli anni 80. Una prima prova traballante, che non trova mai un’affermazione stilistica incisiva e convincente.
La qualità della produzione, la base su cui teoricamente si dovrebbero costruire le proprie certezze, non fa altro che lasciare rimpianti. Il sound è ovattato e confuso. Se da un lato però la sezione ritmica riesce a portare a casa la giornata, dall’altro le chitarre spazzano via ogni bagliore di luce residua. L’intento era ovviamente quello di riprodurre un certo tipo di sonorità prettamente British, al fine di costruire un mix chitarristico in bilico fra rabbia e confusione. Il tentativo risulta però impacciato e complice di costruzioni sonore oggettivamente inadatte ad essere riferimento di un qualsivoglia genere.
Alle mancanze sotto il punto di vista tecnico (del resto comprensibili per una band al primo EP e soltanto IN PARTE discriminanti di un giudizio negativo) si aggiungono quelle sotto il punto di vista stilistico. Il songwriting, aspetto sicuramente positivo, non è affatto male. Le costruzioni melodiche non cercano l’originalità a tutti i costi (risultando vere e dirette) e sotto il punto di vista vocale sembra esserci il piglio giusto per costruire brani che possano funzionare nei generi sopracitati. La sezione ritmica mette in piedi degli arrangiamenti semplici ma funzionali, che riescono a venir fuori nonostante la qualità della produzione. Ancora una volta però tutta la struttura chitarristica risulta abbastanza incomprensibile. L’EP è pieno di assoli e fraseggi (fra l’altro altissimi nel mix) che sono completamente sconnessi dal resto. Cercano di emulare un modo di fare sporco e crudo tipico di band come Oasis e Blur (con le dovute distanze a livello di suoni). Commettono tuttavia l’errore di essere oltremodo protagonisti. I fraseggi chitarristici delle band sopracitate sono spesso nascosti, mescolati nel mix, pronti a far casino nel momento giusto. Il madchester ed il britpop ti fanno muovere il culo, che tu lo voglia o no. Purtroppo questo non succede in “Enter Please“.
Non essendoci alcun brano convincente sotto il punto punto di vista chitarristico non riesco, in tutta sincerità, a trovare un episodio più efficace degli altri. Forse l’intro di “Berlin“, in cui per una manciata di secondi tutto viene relegato a sonorità più pulite, può essere un punto di partenza. Allo stesso modo l’incipit vocale di “Unspooken Feelings ” è fra le cose più interessanti. Le vocals sono spinte e sovrastano bene il mix prima di essere nuovamente sommerse. Sotto il punto di vista testuale i Beavers mostrano la disillusione tipica dei movimenti inglesi di quegli anni. Rabbia e ricerca della felicità nelle piccole cose. Tutto farcito da un forte senso di rivalsa, ed allo stesso tempo di appartenenza, nei confronti dei luoghi della propria giovinezza. Nel finale poi la band romana ci porta nella fredda Berlino. Casa per eccellenza di libertà e oppressione.
La strada che porta ad un full di buon livello è ancora molto lunga.
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Voto: (2,5 / 5)
Tracklist:
- Loudly (in your place)
- Invincible
- Reason to live
- Unspooken feelings
- Berlin
Formazione
- Valerio Amici
- Andrea Grossi
- Andrea Di Petrillo
- Davide Peticchia
- Nicolò Pede