RECENSIONE: Shining – IX – Everyone, Everything, Everywhere, Ends
Rapporto che naviga tra amore e odio quello con gli Shining. La band svedese arriva al nono atto della carriera, mentore del cosiddetto “Depressive Black Metal” e con una discografia praticamente perfetta fino all’atto VI. Qualcosa è cambiato nel corso del tempo, già da Född Förlorare si erano percepiti numerosi accostamenti verso band come Katatonia e Opeth, cercando di modificare il proprio sound e contaminarlo del tutto.
Da contorno l’attitudine sempre più nichilista e psicotica del frontman Kvarforth, vero e proprio leader indiscusso della band di Halmstad. Il nuovo album sembra tornare verso i passi di Halmstad e Eerie Cold, non raggiungendone la classe e la maestosità ma rimanendo su una buona linea compositiva. Riff lenti e opprimenti, carichi di malessere ma alternati ad un’aurea che potrebbe rappresentare una sorta di liberazione a differenza del passato buio e senza speranza.
Alcuni pattern di chitarra tra arpeggi e soli risultano ipnotici e cadenzati, le parti più tirate sono diminuite rispetto alle ultime uscite ma questa riduzione è andata a favore di un’atmosfera più riflessiva e misteriosa. La timbrica di Kvarforth non cambia di una virgola, sembra essere ancora più rauca e cupa, aspetto forse dovuto anche all’eccessivo consumo di sostanze allucinogene ed alcolici, componendosi sia nelle parti urlate che in quelle “pulite” (le virgolette erano d’obbligo).
Non siamo di fronte ad un capolavoro, la band ha già detto tutto quello che doveva dire nel corso del tempo ma questo potrebbe essere tranquillamente il miglior disco negli ultimi 5 anni. Fatevi trascinare ancora dai loro incubi e dai loro disturbi, non ne rimarrete delusi. Menzione d’onore per il bellissimo artwork ad opera del nostro connazionale Daniele Serra.
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Voto: (6,5 / 10)
Tracklist:
1. Den påtvingade tvåsamheten
2. Vilja & dröm
3. Framtidsutsikter
4. Människotankens vägglösa rum
5. Inga broar kvar att bränna
6. Besök från i(ho)nom