RECENSIONE: Plastic Man – Don’t look at the Moon
I Plastic Man sono una band dalle marcate influenze anni ’60. Il disco di debutto s’intitola “Don’t Look at the Moon” ed è l’esplicazione in musica del concetto precedente. L’album è un mix di brani accattivanti, melodie che entrano in testa e cambi ritmici in grado di dare tocco di vivacità agli stessi.
L’elemento di spicco è proprio questa capacità di cambiare linea all’interno dello stesso pezzo; ne è un esempio il brano Blue and Black Dream che ricorda vagamente I am The Walrus dei Beatles. Le influenze di pietre miliari come Magic Mistery Tour e Yellow Submarine sono indiscutibilmente presenti nella struttura del disco dei Plastic Man; a tratti forse troppo. Il riverbero e la conseguente primordiale effettistica sono magnifiche invenzioni degli anni ’60 che hanno portato il rock verso la psichedelia in maniera univoca e prepotente; si tratta, tuttavia, di un’arma a doppio taglio. Se da un lato parliamo di elementi in grado di conferire profondità e respiro, dall’altro si ha fra le mani qualcosa di passato e “ripassato” troppe volte.
La band fiorentina non trova la chiave di volta per attualizzare e far proprio questo tipo di messaggio; tutto ciò fa scivolare i brani nella mega bolla della ripetitività e del “l’ho già sentito, aspetta assomiglia a quello”. Si cade quindi in quel baratro che ti fa sembrare qualcun altro. Chi ti ascolta finisce per concentrare l’attenzione sul ricordo evocato da un eco troppo invadente, perdendo di conseguenza lucidità.
Fare musica, come qualsiasi altra forma d’arte, equivale ad esprimere l’aspetto più unico e inspiegabile del proprio io.
Questo disco non lo fa; rimane imprigionato nelle passioni adolescenziali dei Plastic Man. Potrebbe suonare piacevole se rivolto ad un pubblico mirato, per lo più nostalgico o poco ferrato. Nulla di male, anzi, ,ma questa band sembra costringere la propria musica a restare acerba. Credo, comunque, che i presupposti per fare un salto di qualità ci siano: sia per le capacità tecniche che i tre musicisti dimostrano, sia per l’affiatamento che sembrano avere nel suonare insieme. Si dovrà, però, lavorare molto di più sui testi e sulla capacità di tirare fuori qualcosa di originale, che non sia la copia di qualcosa che funzionava bene.
Valentina Ecca
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Voto: (6 / 10)
Tracklist:
1 – North Polar Land
2 – Blue and Black Dream
3 – Black Hole
4 – Needle Point
5 – Paroxetine
6 – Don’t Look at the Moon
7 – He Didn’t Know
8 – Rolling Machine
9 – Tom’s Tree
10 – Sun is Going Mad
11 – Mike, the Center of the World
12 – Play the Card