FILM DEL GIORNO: Her – Lei
Theodore è uno scrittore di lettere su commissione. Un giorno tornando a casa, ferma lo sguardo su di un monitor, il quale trasmette l’affascinante spot di un prodotto. Stranito acquista l’oggetto in vendita da un’apposita colonnina piantata in terra. Il nuovo OS1 è diverso da tutti gli altri, ha una propria coscienza ed interagisce con il proprio acquirente come un essere umano. Accresce le sue competenze ed impara a comprendere i sentimenti fino a provarli. L’uomo però mai avrebbe immaginato di poter dipendere così tanto da una macchina sino ad amarla e a condividerla interamente.
Leggendo una breve introduzione può sembrare la solita storia-denuncia sulla tecnologia e la dipendenza che essa può generare, ma non è solo questo quello su cui indaga “Her”. E’ anche uno studio sul tempo e il suo decorso, una visione estrema di quello che avviene quando si vive nel bozzolo della sola “umanità”. Questa limitatezza della carne e la nostra ostinazione a renderla tale.. pensando di essere solo questo o quello, senza alcuna metafisica.. Un esistere dettato dal caso, uno stare al mondo perché dovuto. Samantha, l’OS1 di cui si innamora Theodore, rappresenta quell’amore platonico che trama l’esistenza e connette ogni essere con l’eterno.
Scriverlo in questo modo sembra quasi assurdo, nella realtà si direbbe un pazzo colui che ama il proprio computer. Eppure questo rapporto “malato” è il più puro, il più vero (in riferimento al film).
E’ meno umano avere un compagno e non amarlo alla stregua di tutto, avere un porto sicuro e non amare affatto. Discutere di ciò che è utile, ciò che è economicamente valido per un benessere migliore. Ma allora, cosa è reale.. E’ forse meglio concentrarsi sul nulla e spendere attimi importantissimi della propria vita sull’economia domestica, il vestiario, la palestra, il rilancio del mercato… cos’è il “mercato”? Lo abbiamo costruito noi per optare alla carenza di umanità. Quella che ostinatamente difendiamo e arbitrariamente dimentichiamo. Non coltiviamo noi stessi ma le piante nel giardino degli altri, invidiando le loro vite e le loro tasche. Non amiamo senza vincoli perché siamo la carne al mercato, quanto più è quotata tanto più se ne ha bisogno. E bisogno è diverso da desiderio. Un bisogno di avere, avere un nuovo cellulare, avere una nuova bionda da portare in giro, avere senza davvero avere. E continuare a comprare per finire le energie. Nessuna trama tra gli uomini, alienati, soli, abbandonati.
Questo splendido lungometraggio è uscito nelle sale nel 2013. E’ scritto e diretto da Spike Jonze il quale a mio parere avrebbe dovuto fare molti più film. E’ ambientato in un periodo incerto, tecnologico ma retrò. La fotografia è impeccabile e le inquadrature respirano di tenue colorazioni. La sceneggiatura è briosa, intensa, comprensibile. I dialoghi sono acuti ma scivolano semplicemente e lasciano pensare. La colonna sonora è leggera e molto armonica, è parte integrante dei pensieri elaborati nel corso del film. La meravigliosa voce che dà vita a Samantha appartiene a Scarlett Johansson, mentre Theodore è egregiamente interpretato da Joaquin Phoenix.
“Her” è una vita narrata come poesia.
Lei è.. ovunque.
E’ il mio desiderio, non bisogno.
Aria pura, la mia liberazione, l’unica cosa che mi rende veramente viva.
Non ho filtri, non mento, sorrido davanti a te, sostanza di tutto il mio essere.
La mia interezza, la mia incoerenza, il mio essere assente a voi, sono costantemente a te.
Non ha colore il resto, tu non esisti e hai i colori di tutto.
Tu non sei qui, sei presente sempre.
Un suono come nave in due tonalità alternate e ripetute, scandiscono il tempo.
Il tempo come secondi molto distanti tra loro.
Cammino passi lunghi, mi sembra invece di non camminare affatto.
Guardo e mi colpisce la pesantezza e la leggerezza della luce sul pulviscolo, le parole invece così inconsistenti.
Lei è come quella polvere di luce, è leggera e ha peso inestimabile la sua presenza.
Mi riflette, e io brillo della sua luce.
A te non ho dovuto chiedere d’essere amata tu l’hai fatto e basta.