RECENSIONE: The Crown – Death is not dead
I The Crown non li sentivo nominare da tempo, addirittura pensavo fossero sciolti definitivamente. L’ultimo approccio con la band di Trollhattan lo ebbi con l’ottimo “Crowned in Terror” datato 2002 dove alla voce vi era un certo Tomas Lindberg. Ne sono passasti di anni e i Nostri tra un full e l’altro hanno deciso di richiamare lo storico cantante Johan Lindstrand in sostituzione di Jonas Stallhammer, oramai impegnato con Bombs of Hades e la reunion dei grandiosi God Macabre.
Cosa dire di questo “Death is Not Dead”? Classico death/thrash, il sound svedese che ha condizionato praticamente tutta la musica moderna e che ora ha come suffisso quel -core che porta tanta fama negli States. Lindstrand è abbastanza in forma, lacerante e rabbioso e le buone idee non mancano.
A volte il riff si perde in alcune parti melodiche davvero poco consone; i brani, nonostante abbiano un buon tiro, peccano a mio parere di eccessiva durata. La classe ovviamente non manca, è gente che suona da 20 anni e sa indubbiamente il fatto suo, arrivando ad omaggiare i Paradise Lost con la cover di “Eternal”. C’è un unico punto in comune da analizzare. Che senso ha suonare certa roba in questi tempi? Il death melodico è morto a fine anni ’90/inizi 2000 lasciando tante pietre miliari ed ottime band. Non ha mai avuto un vero ricambio a differenza del black e del death old school (Dismember, Nihilist, Entombed e via a seguire per intenderci).
Come detto prima sulla band sono stato fermo dal punto di vista discografico ma dubito che i lavori precedenti suonino diversamente rispetto a questo. Sicuramente nel mondo qualcuno apprezzerà il prodotto, sempre ben suonato e ben riciclato sui classici schemi. Solo per i fanboy della band, sempre se ce ne siano in giro.
Salvo
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Voto: (6 / 10)
Tracklist:
1. Reign
2. Headhunter
3. Iblis Bane
4. Eternal (Paradise Lost cover)
5. Struck by Lightning
6. Speed Kills (Full Moon Ahead)
7. Herd of Swine
8. Horrid Ways
9. Ride to Ruin
10. Meduseld
11. Godeater