INTERVISTA: Fankaz
Non molto tempo fa abbiamo deciso di farci una bella chiaccherata con i Fankaz, band skate-core che ha saputo imporsi sia in Italia che in Europa. Il tutto grazie all’uscita di Burning Leaves of Empty Fawns (trovate QUI la recensione), disco straordinariamente accolto da critica e pubblico. Questo è quello che ne è venuto fuori..
Fankaz è una band tra le più interessanti della scena skatecore nazionale. L’uscita di “Burning leaves of empty fawns” ha suscitato un ottimo responso di critica e pubblico. Raccontateci un po’ come nasce questo progetto e come avete vissuto il primo impatto con la promozione del vostro nuovo disco.
La band è nata nel 2003 diciamo per gioco..a parte Elio frequentavamo tutti la stessa scuola ed eravamo anche compagni di classe..abbiamo iniziato sempre con l’intento di creare qualcosa di nostro e piano piano ci stiamo riuscendo. Con l’arrivo di Elio poi il tutto è diventato molto più maturo e questo nuovo disco mette ancora più in evidenza un lavoro collettivo che fa capire che abbiamo tutti lo stesso obiettivo e andiamo nella stessa direzione. La Overdub era davvero molto felice quando ha sentito i demo e ci sta aiutando molto nella promozione, soprattutto anche con il nuovo accordo di distribuzione, insomma si prospetta un futuro positivo. Speriamo continui così. Siamo molto fiduciosi ed ottimisti.
Cominciano a parlare in maniera più specifica del vostro ultimo album: c’è un filo conduttore che lega le tracce di “Burning leaves of empty fawns” sotto il punto di vista tematico ? Ci troviamo di fronte ad un semplice flusso di coscienza che attinge dalle vostre esperienze quotidiane oppure esiste un messaggio di fondo costante?
Il filo conduttore che lega i brani del disco è soprattutto il messaggio di positività contenuto all’interno di essi. I brani partono ovviamente da un passato, da qualcosa che ci ha colpito o coinvolto, ma il messaggio che lega tutto è che c’è sempre una possibilità, una scelta, non bisogna rinunciare ai propri sogni e alle proprie aspettative solo perchè qualcuno prova a importi la sua visione. Siamo assolutamente convinti che se davvero vuoi qualcosa devi insistere e trovare il modo di ottenerlo. Mai mollare.
Quali sono le principali influenze che hanno caratterizzato la vostra storia musicale e come si sono evolute nel tempo? Siete una band dalle infinite contaminazioni. Qual’è stato il percorso che ha portato a questo tipo di sound?
Inizialmente la band era composta dai 3 elementi che sono sempre stati lo zoccolo duro dell’intero progetto. Le cose sono cambiate quando abbiamo assistito al concerto della band che più rappresenta il nostro stile, i Belvedere. Da li in poi abbiamo capito che dovevamo fare le cose in maniera diversa. Siamo passati da contaminazioni prettamente punk californiane, ad hardcore e prog. Soprattutto nell’ultimo periodo siamo stati molto influenzati da band come A Wilhelm Scream, Counterparts, Heart in Hand, Propagandhi, Lower Than Atlantis ecc..potremmo continuare ancora per molto dato che ci sono tante sfumature di moltissime band che ci piacciono. Principalmente però è un percorso Hardcore punk.
Ascoltando “Burning leaves of empty fawns” appare ancor più evidente il ruolo che la produzione può assumere in una situazione come questa. Con qualche cambiamento qui e là probabilmente si sarebbe parlato di un disco spiccatamente metalcore piuttosto che adiacente a delle sonorità implicitamente punk: è stata una vostra scelta portarlo in questa direzione oppure è stata una mera casualità?
FANKAZ: non siamo una band metalcore e non ci interessa esserlo, ci piace essere noi stessi. Jonny e Lore (che hanno curato la produzione al Mathlab Recording Studio) lo hanno capito e hanno reso più evidente ancora qual’è il percorso che la band ha fatto e sta facendo. Ci piace andare forte, ci piacciono le cose complicate e ci piace urlare, ma la melodia non deve mai mancare.
Mora: in segreto abbiamo sempre saputo di essere dei metallari falliti (ride ndr) in ogni caso a noi non interessa essere un gruppo metalcore, ci piace come genere, ne traiamo spunto ma non vogliamo farne parte. Jonny e Lore hanno fatto un gran lavoro con noi, ci hanno dato degli accorgimenti e delle soluzioni per rafforzare quello che stiamo facendo senza stravolgerlo… per questo siamo segretamente innamorati di loro (ride ndr).
L’Artwork colpisce immediatamente e risulta molto ben curato: a chi è stato affidato? Ha un collegamento diretto con le tematiche del disco?
FANKAZ: L’artwork è stato affidato a noi. Nello specifico è stato realizzato da POLE, il nostro batterista, che ha realizzato anche il servizio fotografico, sempre supervisionato da tutti i membri dato che siamo tutti grafici. Diciamo che c’è un collegamento ma è più un qualcosa di individuale ed etereo.
Mora: abbiamo fatto tutto da noi, Pole nello specifico, preferiamo curare le grafiche in “casa” per questioni di comodità.
Continuando a parlare proprio delle liriche, perché questo titolo? In che modo, se lo fa, riassume il messaggio che avete affidato al vostro ultimo album?
FANKAZ: il titolo ad essere sinceri è venuto fuori in maniera casuale e totalmente scoordinata da tutto il resto. E’ sostanzialmente una frase sbagliata, che però ci è rimasta in testa.
Mora: il titolo dell’album non ha collegamenti con i testi e con la grammatica e credo che sia la prima volta che compaiono queste parole in una frase. Però è casuale, suona bene e ci piace.
Siete una band che molto spesso calca con successo la scena europea. Quali sono le differenze principali tra il suonare in Italia ed all’estero? Quali quelle che vi hanno colpito di più?
FANKAZ: Credimi se potessimo calcarla così spesso sarebbe ancora meglio, purtroppo facciamo tutti altri lavori e diventa complicato riuscire a fare date all’estero così di frequente. Siamo appena tornati da un tour nel Regno Unito, da li abbiamo imparato che per ogni live, non importa se il locale è un buco o meno, il tutto viene curato al dettaglio dalle luci all’impianto audio. Quindi anche un piccolo pub diventa una sala concerti e un vero e proprio palco su cui esibirsi. Quella che ci ha colpito di più fino ad ora comunque rimane la Slovacchia, che ci ha accolto a braccia aperte e in cui ci siamo trovati splendidamente, sia per l’ospitalità sia per la voglia della gente di fare casino. Il problema in Italia ormai è che mancano gli spazi e diventa sempre più difficile riuscire a suonare dal vivo. La gente non va più ai concerti e i locali eliminano la programmazione live. Se potessimo suonare in Italia più spesso lo faremmo volentieri, ma purtroppo prendiamo atto e ci regoliamo di conseguenza.
Mora: aggiungo solo una cosa a quello che hanno detto gli altri, il problema maggiore dell’Italia sono i locali che danno spazio solo a cover/tribute band.
Ho visto che siete molto legati all’utilizzo dei social e che siete riusciti a gestirne con successo ogni aspetto. La vostra pagina Facebook è sempre molto attiva e gode di un elevato numero di fan. Tuttavia anche band come la vostra, molto attive sul web e sempre pronte a far casino su qualunque palco, fanno fatica ad emergere in una situazione come quella italiana. Esiste secondo voi un aspetto che sta alla radice di questa problematica? I musicisti hanno una sorta di corresponsabilità o sono sempre e soltanto vittime?
Quello che abbiamo notato è che in Italia è molto difficile che i componenti di altre band si aiutino a vicenda supportandosi. È come se ci fosse una specie di gara a “chi ce l’ha più grosso”, e questo diventa un problema, c’è molta invidia tra le band, con il risultato di trovarsi ad avere a che fare con persone dalla doppia faccia. Ti assicuro che sono rarissimi i casi in cui c’è un vero supporto, per fortuna forse non tutto è perduto.
Come è nata e come avete vissuto la collaborazione con Overdub Recordings?
La collaborazione con Overdub è nata in maniera del tutto naturale, ed è stata assolutamente da subito stima reciproca. Essere chiari fin da subito per noi è una regola preziosa e questo è stato fatto, inoltre è nata anche un’amicizia solida e questo non può far altro che bene. Loro credono in noi e noi ci fidiamo completamente di loro. Il supporto reciproco porta a dei risultati perché tutti vanno nella stessa direzione invece di remare contro.
Ci salutiamo. Vi ringrazio per la disponibilità e lascio a voi qualche riga per lanciare un ultimo messaggio ai lettori di Interstella Magazine.
Grazie infinite a voi, alla vostra disponibilità e al tempo che ci avete concesso. Mi raccomando gente andatevi a prendere “Burning Leaves oF Empty Fawns” non ne rimarrete delusi. Ci vediamo live per chi vorrà in novembre in Repubblica Ceca e Slovacchia dove suoneremo; faremo 3 date e poi vedremo. Un abbraccio a tutti!!!
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