“I sette Re di Roma” con Gigi Proietti
La protagonista indiscussa di quest’opera è lei: Roma, la città eterna; simbolo di civiltà e crocevia di popolazioni e culture diverse.
Nasce nel 1989 la voglia di celebrarla con un musical, grazie all’idea di Luigi Magni. La regia è del grande Pietro Garinei, che insieme al commediografo Sandro Giovannini ha dato vita negli anni’70 ad importantissimi e celeberrimi musical come “Rugantino” ed “Aggiungi un posto a tavola”; le musiche che colorano l’opera con tonalità vive e brillanti sono di Nicola Piovani. Idea principe del musical è quella di ricostruire ,tra realtà e finzione storica, la fondazione di Roma e tracciare la storia dei sette re che l’hanno resa grande.
A stringere tra le mani le cime di questa vicenda è Gigi Proietti, uno degli attori che ha reso grande il teatro italiano. Chi poteva ricoprire questo ruolo se non il romanissimo Gigi? Per quasi tre ore di spettacolo,il buon Proietti, si cambia d’abito per ricoprire innumerevoli ruoli; ogni personaggio ha un ritmo, un tic e una voce differente che questo grande attore riesce magistralmente a gestire, risultando sempre originale e divertente.
Si parte, come tutti sanno, dal fondatore Romolo che singhiozza al pubblico: “Ho ammazzato mi fratello”, parafrasando il famoso e tragico monologo “Der Fattaccio” del Vicolo der Moro; un fanfarone che si lascia ammaliare dal gioco dell’amore: “E’ schioppata ‘a Primavera e la guerra d’amore a Roma comincia già”. Segue il secondo re di Roma, il vecchio e stanco Numa Pompilio innamorato della bella Egeria ninfa delle fonti: “C’ho l’anni der cucco,me scrocchiano l’ossa, so vecchio bacucco, sto ‘mpizzo alla fossa”. Il terzo è Tullo Ostilio “bellicoso per definizione”, che stanco della pace imposta da Numa dichiara guerra agli Orazi e ai Curiazi. Il Sabino Anco Marzio, il quarto, che deve combattere il malcontento dei suoi senatori, ricorda i bei tempi andati: “Li lupi con gli agnelli sembravano fratelli. Se stava bene a Roma ar tempo de Re Numa!”. Lucumone, detto Tarquinio Prisco, è il quinto re di Roma; etrusco quindi “forastiero” che vedendo le zozzerie de Roma esclama: “Nun restava che atturasse solo er naso dalla puzza,me chiedevo assai perplesso: Questa è Roma? Questo è n’cesso!”. Servio Tullio, sesto re eletto dal Senato: “Er popolo non ne sa niente, nessuno gli ha mai chiesto niente”. Infine, ultimo sovrano della capitale è il terribile Tarquinio il Superbo: “Resterò alla storia come tiranno, ma perché tiranno? Governo senza voto di popolo…vabbe’. Ammazzo tutti i senatori dell’opposizioe…vabbe’. Tratto Roma come mio possedimento personale…vabbe’, non sarò il primo e non sarò manco l’ultimo!”.
Passano così più di 200 anni di storia nel piccolo teatro Sistina di Roma; una storia che a noi sembra tanto lontana ma come ogni cosa rimane sempre attualissima. Come ci insegna il buon Orazio, il modo migliore per imparare è divertendosi e Gigi, grazie a questa piccola perla interamente italiana, ci riesce senza alcun dubbio.