RECENSIONE: Los Random – Pidanoma
“Pidanoma” è il terzo lavoro in studio di questo trio sperimentale argentino, dedicato ai “pidòmanos“, quelli che chiedono molto e non danno nulla. A dare molto ci pensano questi tre ragazzi, che nonostante la sua breve vita portano avanti un progetto solidamente accattivante, pericolosamente sperimentale ed espressione stessa del divertimento in musica.
Difficile racchiuderli in un genere ben definito, visto che le influenze che si possono pescare nel turbinio sonoro proposto nell’album sono innumerevoli: metal, funk, ambient, kosmiche musik, psichedelia spicciola sono solo alcuni dei tanti tasselli del loro mosaico irto d’insidiose svolte tempistiche, larghi respiri di riflessioni rarefatte elettronicamente e accostamenti strumentali al limite della decenza.
L’album apre con la carica bassistica di “Corto Normal“, funkeggiante ballata schizoide ballonzolante su di una ricca base sonora che si abbevera alla fonte elettrica di una chitarra lasciata a percorrere le vie più becere del virtuosismo coatto, il tutto coadiuvato da gragnole soniche che esplodono a tratti tra lo stupore generale di chi tenta di tracciare una linea retta nella ritmica folle del pezzo.
Dopo un breve excursus tra onde radio, rumorofonia e compagnia bella con “Ojota Y Media“, l’album entra nel vivo grazie alle ultime tre tracce, lunghe suite sperimentali che oscillano tra i sedici e i venti minuti ciascuna.
Ad aprire il trittico è “Mee Chango“, pezzo nostalgicamente à la Mars Volta, considerazione obbligata visto che a dare una mano con il suo sassofono roboante troviamo Adrian Terrazas Gonzales, storico membro degli ormai scomparsi capostipiti dello sperimentalismo psichedelico degli ultimi anni. Come in una suite che si rispetti, sono intuibili le diverse parti che, incastrate abilmente tra loro, compongono l’orografia del pezzo: un’apertura quasi funk metal, frenetica e rumorosamente incisiva, che si scioglie pian piano in eteree atmosfere soniche nelle quali si destreggia il sax di Gonzales, in una parte centrale che titilla i gangli più reconditi del nostro sistema nervoso centrale. La ripresa verso la fine del brano riscopre il basso funk, statuario tra la vacuità sottile di una chitarra esplosiva e di un synth che riempie la bocca degli affamati di distorte reminescenze di quella kosmische music tanto in voga negli anni ’70.
Il pezzo successivo, “Mia Gato Està Solo En La Os“, continua la marcia ritmica del pezzo precedente, per poi involarsi in sordidi giochi di chitarra che si rincorrono tra spruzzi elettronici e suoni in reverse, fino a spegnersi in sperimentalismi di stampo ambient nella parte finale, corollario di click ribollenti e vorticosi sospesi nell’oscuro cosmo che ci ingloba e sormonta, che respira al contrario e brilla di piccoli arpeggi mnemonici.
A concludere questo bel ricettacolo contemporaneo di sperimentalismo acuto ed intelligentemente costruito arriva “Guri Guri Tres Pinas“, una sorta di riposo dallo choc emotivo subito sino ad ora, con le sue chitarre delicatamente post rock che vengono fatte esplodere in tratti rimbombanti che pregustano un ritorno alla serenità, la sua ritmica incalzante ma mai invasiva e i baluginii ambient che risplendono in fondo a tutto. Il pezzo mantiene questo andazzo capriccioso per buona parte dei suoi venti minuti, per poi portare il tutto ad un livello superiore, con una parte finale più apertamente post rock dalla melodia catchy, batteria scatenata in assoli roboanti e rullate caotiche, contro le quali combatte la chitarra acutamente distorta in ondate degne del miglior sperimentalismo psichedelico contemporaneo, che distrugge e ricrea dal nulla sonico generando poetiche visioni lisergiche, così effimere da essere quasi impossibili da afferrare, prima di ricadere nel tagliente tritatutto sonoramente metallico, devastante e schizofrenico di un post-metal proto funk, che inibisce, intriga e mette in difficoltà recensori ed ascoltatori.
Alfieri della voglia di fare, di stupire, dell’osare, i Los Random sfornano un’opera davvero notevole, perigliosa ma salvifica quando serve, una degna rappresentanza di quella “musica incorretta” che è il loro marchio di fabbrica, collosa amalgama di sonorità varie che non da tregua e dal fascino inenarrabile.
Lorenzo Nobili
Voto: (4 / 5)
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Formazione:
- Raul Garcìa Posee (chitarra e voce)
- Pablo Lamela Bianchi (basso)
- Marcos Luis Crosa (batteria)