RECENSIONE: Le Fate Sono Morte – La nostra piccola rivoluzione
Ogni album deve avere la fortuna di capitare alle giuste orecchie nel momento giusto. Infondo è così che si finisce nelle cuffie delle persone. Già perché per colpire il proprio messaggio deve avere quel tanto di universale che basta a far male a qualcuno, di tanto in tanto. Peculiarità che è subito riscontrabile nella piccola rivoluzione della band Milanese Le fate sono morte. Un alternative pop condito da qualche sprazzo di rock (molto anni 90) qua e là tanto per convincere se stesso d’essere un po’ più frizzante. Ultima frase che non deve essere letta con accezione negativa. Al contrario è importante auto – falsare la propria proposta per non creare un prodotto eccessivamente monotono. Una cosa è da precisare. Non siamo sicuramente di fronte ad un disco che rivoluziona un determinato modo di fare musica. Siamo al cospetto di un album in cui non si fa nulla di nuovo ma lo si fa decisamente bene. E allora è giusto dare a questa band i meriti che le appartengono. In realtà la proposta musicale rimanda in maniera netta agli Afterhours delle ballatone melodiche degli anni 90, soprattutto quando a dominare è il violino. I testi sono però tutt’altra cosa. Fare un paragone con altri non è assolutamente sensato. Nel bene o nel male lo stile testuale è per forza di cose unico. Si perde a tratti nella banalità dei clichè della musica emozionale. Aspetto a mio modo di vedere decisamente da smussare. Un buon disco che sicuramente si ritaglierà uno spazio importante nella scena indipendente italiana. Intanto ascoltiamoci il singolo di lancio: “è già Settembre”.
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Voto: (3,5 / 5)
Tracklist:
- A parte il freddo
- Ipnotica
- È già Settembre
- Anime artificiali
- Arriva la neve
- Il limite
- In ogni mio sorriso
- Senza pace
- Niente
- La storia non siamo noi
Formazione (2014):
- Andrea Di Lago – Voce e Chitarre
- Giuseppe Musto – Batteria e Synth
- Federico Calandra – Chitarra e Voce
- Riccardo Calandra – Basso
- Daniele Pezzoni – Violino