RECENSIONE: Flower Time – Amazing Human Suite
Seconda prova per gli abruzzesi Flower Time, freschi di pubblicazione del full Amazing Human Suite, rilasciato interamente e gratuitamente su youtube il 22 Dicembre appena passato. Portando avanti negli anni l’ambivalenza cover band-brani originali, e dopo la pubblicazione del primo full A Cosmic Vibration (2011), i 4 ragazzi dell’entroterra appenninico sono riusciti a ritagliarsi un piccolo spazio nella scena prog/rock abruzzese e non solo.
Scelta importante e decisiva che subito balza all’attenzione è quella della pubblicazione del disco (in realtà si tratta di una replica d’azioni già antecedenti) interamente su Youtube. Scelta intrisa d’una sorta di “ribellione” nei confronti del sistema musicale attuale ma anche, a mio modo di vedere, dimora di immaturità musicale, o forse scarsa comprensione, dei concetti di promozione e valorizzazione del proprio lavoro quando si parla di band emergenti. E’ vero si che internet ha dato la possibilità agli artisti di colmare le distanze ma è altresì veritiero che se non utilizzato nel modo corretto può diventare una forte ostruzione al progredire della propria carriera in questo ambito. Infondo questo spiega, più che l’anacronismo (rimarcato dalla band) della proposta musicale, come sia possibile che un progetto portato avanti da anni ed arrivato al secondo full non abbia mai trovato terreno fertile per una attività live e di promozione degli album degna di questo nome. A questo proposito i Flower Time devono compiere il passo che può portarli nella musica vera, quella fatta di band che lottano quotidianamente per stipulare contratti con agenzie di promozione e booking, quella fatta di band che investono (con enormi sacrifici) somme di denaro importanti nelle produzioni, quella fatta di percorsi musicali pianificati e non campati in aria che mirano a dare visibilità ai progetti più ricercati e fuori dal nostro tempo. Quella fatta di decisioni ponderate, perchè il web, ed in particolar modo Youtube, è una vasca di squali in cui la meritocrazia non conta più. In cui un pre-diciottesimo può fare un milione di visualizzazioni ed una band straordinaria solo qualche centinaia. Una vasca in cui si rischia soltanto di mandare il proprio lavoro alla deriva, perchè si sa, quello che conta davvero per ogni band, è il numero di concerti all’anno, tenendo le cover alla debita distanza da questo delicato discorso.
Venendo al disco arriviamo subito alla prima riflessione: essere anacronistici ha un suo prezzo. Trovare il proprio stile od una sorta di innovazione all’interno di un genere che ha vissuto il suo apice quarant’anni fa diventa complicato ed assolutamente roba per pochi: mi vengono in mente i Porcupine Tree, lo stesso Steven Wilson, gruppi fondatori e precursori del post rock come Mogwai, GIAA (direttamente dalla scena space rock antecedente), i DT che tanto hanno assorbito dal prog anni 70 e pochissime altre valide realtà rimaste comunque di nicchia. Figuriamoci poi quanto diventa complesso dare all’ascoltatore una proposta convincente se le proprie idee e probabilmente (questo non ci è dato saperlo) i propri ascolti di riferimento a livello di song-writing non scavallano mai la drammatica linea auto-imposta dal genere. Allora la situazione si fa abbastanza difficile da sbrogliare ed il risultato non può che essere una proposta artistica che ne scimmiotta altre senza stile. Perchè sia chiaro, avere dei riferimenti artistici è molto importante, ed è ancora più importante saperne assorbire i precetti (si deve saper copiare, come diceva un caro amico produttore), tuttavia è una cosa che devi saper fare e difficilmente si impara. E’ opinione diffusa che infondo al giorno d’oggi sia parte di quello che viene definito Talento. Questo è Amazing Human Suite per più di un quarto d’ora. Un disco incentrato sull’uomo che non porta nessun messaggio nella confusione di tematiche, suoni, radici e perfino artwork troppo simili (e anche decisamente poco professionali) ad altro, troppo visti, troppo ribaditi e perfino, ad oggi, già troppo abusati. Qui non si critica la scelta di fare space/rock anni 70 (quantomai nobile e coraggiosa e che merita rispetto), si critica la scelta di farlo in questo modo. Senza mai guardare oltre il proprio sguardo, oltre il proprio recinto, oltre la propria gabbia. E allora ci si accorge d’essere proprio quelli ingabbiati, nel tentativo di districarsi da questo “demone”, che è il panorama musicale attuale (e lo è davvero), che tutti imprigiona, perfino chi prova a ribellarsi. Un segreto non c’è, si può fare soltanto la propria musica con sincerità, senza falsarsi, senza ragionare troppo e questo sicuramente nella proposta dei Flower Time c’è.
E così si arriva alla scelta più coraggiosa : comporre ed inserire all’interno del disco un brano di diciotto minuti. Ed è proprio dove i FT vanno ad osare, dando un respiro più ampio alla propria musica, che riescono finalmente nell’intento di comunicare una reale proposta artistica, che trova una sua validità ed una sua originalità. Amazing Human Suite è un brano che nel bene o nel male rimane indelebile, che riesce ad incidere, che riesce a cambiare le sorti di un ascolto opaco carico di tutti i clichè di genere. E forse allora avrebbe meritato un contorno diverso, più selezionato, più pensato, più scremato. Però la storia dell’uomo è costruita su quello che realmente facciamo, non su quello che si sarebbe potuto fare. A ribadircelo sono proprio loro, i Flower Time, con il video di Amazing Human Suite.
Buon ascolto Interstellari!
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Voto: (2 / 5)
Tracklist:
- Deep end of down
- I want to stay
- Garden of dreams
- Crystal Heaven
- Amazing human suite
Formazione (2013):
Vincenzo Del Rosso : voce, basso
Federico Del Rosso : chitarra elettrica, acustica
Mario Valdeburgo : tastiere
Massimo Ciancarelli : batteria