Ragnar Kjartansson: “The Visitors” all’HangarBicocca di Milano, by Mary Ministrica
Ragnar Kjartansson (Reykjavík, 1976), sta esponendo all’HangarBicocca di Milano, sotto la curatela di Andrea Lissoni e Heike Munder (direttrice del Migros Museum für Gegenwartskunst di Zurigo). una noiosa domenica pomeriggio nel grigio Milano decido di andare a video che unisce arte, musica e performance. L’allestimento di The Visitors in HangarBicocca rappresenta un’occasione per avvicinarsi al suo vivere l’arte contemporanea.
Questo progetto ha suscitato un grande interesse per la capacità di coinvolgimento in un’esperienza emotiva, musicale e visiva unica nel suo genere. Ispirata nel titolo e nel tema all’omonimo e ultimo album del celebre gruppo svedese ABBA, The Visitors offre una riflessione intorno al tema della forza e della persistenza dei legami affettivi, della malinconia e del romanticismo tipici della cultura nordica da cui l’artista proviene.
La musica costituisce un elemento fondamentale dell’intera composizione artistica e viene utilizzata, come lo stesso Kjartansson afferma, da “elemento quasi plastico”. È suddivisa in nove proiezioni che formano un lungo piano sequenza in cui l’artista e sette musicisti suonano e cantano una melodia composta dallo stesso Kjiartansson, ispirandosi ai versi della poesia Feminine Ways, scritta dalla sua ex moglie. Tra i collaboratori spuntano i componenti di gruppi musicali come Sigur Ros e Mum.Un’opera intensa: 64 minuti dove si intravede la solitudine e l’intimità dei personaggi ognuno in una stanza (biblioteca, bagno, studio, camera da letto, sala della musica, cucina, pianerottolo e veranda) che si evolve verso la proiezione corale dove l’opera esprime tutto il suo significato. La narrazione si conclude con l’incontro dei personaggi e il loro definitivo abbandono della casa. Un’opera che a distanza di settimane ancora catalizza il mio pensiero. Un’opera che consiglio a tutti di passare a vedere (a Milano fino al 17 Novembre). E io l’ho sempre detto che gli Islandesi hanno una marcia in più.
La musica costituisce un elemento fondamentale dell’intera composizione artistica e viene utilizzata, come lo stesso Kjartansson afferma, da “elemento quasi plastico”. È suddivisa in nove proiezioni che formano un lungo piano sequenza in cui l’artista e sette musicisti suonano e cantano una melodia composta dallo stesso Kjiartansson, ispirandosi ai versi della poesia Feminine Ways, scritta dalla sua ex moglie. Tra i collaboratori spuntano i componenti di gruppi musicali come Sigur Ros e Mum.Un’opera intensa: 64 minuti dove si intravede la solitudine e l’intimità dei personaggi ognuno in una stanza (biblioteca, bagno, studio, camera da letto, sala della musica, cucina, pianerottolo e veranda) che si evolve verso la proiezione corale dove l’opera esprime tutto il suo significato. La narrazione si conclude con l’incontro dei personaggi e il loro definitivo abbandono della casa. Un’opera che a distanza di settimane ancora catalizza il mio pensiero. Un’opera che consiglio a tutti di passare a vedere (a Milano fino al 17 Novembre). E io l’ho sempre detto che gli Islandesi hanno una marcia in più.