LIVE REPORT: Dreamshade live @ E20 Underground
8 Novembre 2013, Montecchio Maggiore.
Questo weekend è iniziato con pioggia battente, scarpe nelle pozzanghere, sigarette smarrite e bestemmie.
Il tutto nella migliore tradizione dei weekend hardcore più riusciti del vostro Evil in quel di Vicenza. Si è capito subito che la serata prometteva bene.
La nostra destinazione è stata l’E20 Underground, un circolo arci a Montecchio Maggiore dal sapore squisitamente berlinese, zona industriale e ingresso sotterraneo, birre artigianali, pareti scure e luci basse. Una vera figata che pochissime volte ho avuto la fortuna di vedere in giro.
Gli headliner erano i Dreamshade, giovane band Melodic Death Metal di Lugano attiva dal 2006 e ormai punto di riferimento per la scena internazionale.
Reduci da un fortunato tour in Russia, hanno fissato due date per il mese di novembre qui nel bel Paese (la prossima sarà il 16 novembre al Rock’n’Roll arena di Novara) per far esplodere il pit con la loro energia diretta e far conoscere il loro ultimo lavoro “The Gift Of Life” uscito quest’anno per la finlandese Spine Farm Records.
A fare gli onori di casa e ad aprire la serata sono stati i vicentini Hope Remains, per me una scoperta del tutto nuova. Attivi dal 2011 mi hanno spiattellatto in faccia una pasta aggressiva e potente, colpi pesanti e precisi sulle pelli, strizzate d’occhio al metalcore d’oltreoceano e all’eredità nostrana lasciata a tutti i kids dai linea 77, perchè piaccia o no qualcosa hanno lasciato a tutti; e tutto ciò si può assaporare bene nel loro singolo “Believe in it” scaricabile gratuitamente dalla loro pagina reverbnation.
Dopo un warm up bello acceso è stata la volta degli I’m still here, nati due anni fa dalle ceneri di un’altra metal band vicentina, i Layne. Questo è stato un live che aspettavo da lunghi mesi dopo essermi perso il release party del loro primo disco “Andromeda” l’anno scorso.
Non hanno deluso le aspettative, un sound curatissimo per tutti gli amanti del nu metal e del crossover anni novanta, tra rabbia e ampi spazi riservati a melodie ipnotiche ed evocative che ricreano atmosfere alla Deftones di Around the fur grazie alla magistrale performance del frontman Francisco.
Meritano moltissimo! Punto.
Arrivati alla quarta birra arriva anche il momento degli ospiti d’onore della serata, i Dreamshade, con una formazione del tutto particolare, e no non è stata la birra ad ingannare il mio sguardo, perchè ad affiancare la chitarra di Fella non c’era quella di Rocco, bensì proprio quella del fonico della band che l’ha sostituito in occasione di questa data italiana; sorpresa inaspettata come sorprendente è stata la sua esisbizione infuocata accanto alla band, non sotto palco alla regia, bensì sul palco assieme ai ragazzi, e quello che si è respirato è stato un gran feeling tra TUTTI i membri della band, e quando questo accade una band riesce a dare molto.
Il live set si è aperto con uno dei pezzi più veloci del nuovo disco, “Sandcastle”, scelta azzeccatissima che ha lanciato per bene una cavalcata bella incazzata tra i singoli usciti quest’anno, passando da “Photographs” brano melodico che ci ha immersi in melodie piacevolmente californiane, in cui viene trattato il tema della crescita, della perdita e della disilussione, arrivando a “Consumed Future” in cui viene urlata in un growl potente l’urgenza di trovare il proprio posto in un mondo che sbarra le porte ai sogni e ingabbia facendoci sentire fantasmi appassiti.
L’unica nota dolente è stata la scarsa partecipazione del pubblico se si esclude la prima fila dei “guerrieri”, come li ha chiamati il frontman Kevin preoccupandosi ironicamente che le file più indietro si fossero addormentate. Fortunatamente la fiamma si è riaccesa quando i nostri hanno estratto il loro asso nella manica, “Your voice” pezzaccio assolutamente melodic death, veloce, diretto, carico; carico del dolore che scorre nel clichè di una storia finita, in cui la nostalgia per ciò che è sfumato sboccia in una rabbia gonfia d’odio che spinge a correre verso l’evoluzione e a pogare pesante con la complicità della batteria di Sera.
Ai fan è mancata una chicca assoluta che i cinque stanno portando in giro da qualche mese, ossia la rivisitazione in chiave “death-pop” del celebre brano della cantante che più di dieci anni fa correva a bordo di un pianoforte sciogliendo cuori, stiamo parlando di “A thousand Miles” di Vanessa Carlton. Peccato.
A fine concerto ci si è fermati a bere l’ultima birra, con Kevin, Fella e Sera parlando del più e del meno come si parlerebbe con un vecchio amico al bar, e questa confesso è stata la parte più bella di questa data italiana; perchè quando una band affermata, con una botta e una tecnica che fanno impallidire, che ha calcato i palchi di festival imponenti tra cui Metal Fest e Metal Camp, che ha appena terminato un tour in est Europa e sta già scaldando i motori alla volta del Sud Africa, non perde l’umiltà, il contatto umano e la voglia di divertirsi con la gente che si incotra on the road e di dare il proprio contributo per mantere viva la scena, può dire di avere vinto tutto, e non si può che rimanerne affascinati.
Noi dal canto nostro speriamo di poterli seguire a Novara il prossimo 16 novembre al Rock’n’Roll Arena e di regalarvi un’intervista ad una band che spacca di brutto e che vi assicuriamo non vi lascerà indifferenti.
Stay Tuned!