RECENSIONE: HIDDEN DISEASE – Bpm Invasion
La tecnica c’è, la durezza pure, ma…iniziamo con ordine.
HIDDEN DISEASE è il progetto solista portato avanti dal chitarrista Damy Mojitodka e, citando il suo profilo su reverbnation.com, “It started as a challenge to edit/create something totally different from death-metalcore stuff”.
Scevro da qualsiasi esperienza precedente nell’elettronica, il nostro “malato immaginario-e-nascosto” si è buttato a capofitto nei meandri oscuri dei bit e del beat.
Eppure eppure eppure, cambiando l’ordine dei fattori (o meglio, cambiando gli strumenti), il prodotto non cambia: l’influenza death-metalcore si sente, eccome, e la “cattiveria” (mi si perdoni un termine così smaccatamente puritano) c’è tutta.
Atmosfere concitate e pulsanti fanno da contorno a ritmiche da fine del mondo, continui crescendo e diminuendo fanno in modo che la musica di HIDDEN DISEASE portino ad un virtuale viaggio sulle montagne russe.
Notevole Dark-LamenTechno, dove la potenza della musica e la dolcezza dell riff vocale vanno a braccetto, e notevole pure è Last Calling, bastardaggine allo stato puro.
Però, finiti gli elogi, mi tocca purtroppo e per fortuna ritornare al “ma” iniziale: l’innovazione.
Chiariamo subito, un primo album così è sicuramente un inizio molto incoraggiante, però forse a tratti si sente la mancanza di quel “qualcosa”, forse quel pizzico di follia, o quell’osare, o quella ricerca del particolare e dello “spiazzante” che renderebbero le cose molto, ma molto più eccitanti.
Alla fine, quindi?
Un buon inizio, buone prospettive, e che il germe della follia lo contagi ancora di più.
Forse dovrebbe essere quella, la malattia nascosta.
Voto: (3 / 5)