RECENSIONE: Absinthium – One For The Road
Altro graditissimo parto della Abwesend Records (che questa volta fa da distro) è questa band heavy-thrash metal nata a Napoli nel 2003. La storia dietro questo progetto di pregevole fattura è abbastanza turbolenta e a tratti drammatica: debuttanti nel 2004 nel contest “New Generation” con la prima line up, subiscono poi l’abbandono di tre membri. Costretti ad aspettare fino al 2006 per avere di nuovo un ensamble stabile, registrano la loro prima demo. Ma un nuovo ostacolo è in agguato: infatti il nuovo cantante, Luca, si ammala ed è costretto a cominciare una lunga lotta contro il suo male che costringe la band ad un anno di stasi, nel quale i componenti continuano comunque a scrivere ed arrangiare nuovi brani. Rimessosi in sesto, Luca e la sua banda di scalmanati tengono un concerto memorabile al Rock Café di Napoli, ma solo pochi lassi di tempo separano la band dall’inevitabile: Luca viene di nuovo fagocitato dalla malattia e ci lascia nel luglio del 2007. Questa sentitissima perdita infonde nuovo vigore al progetto Absinthium, deciso ad incidere almeno un album. Dopo altri trascorsi e cambi di formazione, ecco finalmente prendere vita nel 2012 il loro debutto in studio “One For The Road”, che vede Alessandro Granato come sostituto del compianto Luca.
Un debutto deliziosamente vintage, curato tecnicamente nei minimi dettagli, pulito, perfetto: un ritorno in grande stile alla miglior scuola anni ’80 e ’90, che nulla ha da invidiare alle big band della scena heavy e thrash. L’intro “The Curse Of Blood”, che nel primo minuto assembla a colpi di rullante e riff l’irresistibile proposta musicale del progetto, è un concentrato di puro heavy metal con cadenze thrash: la voce acuta e le schitarrate che dai pesanti riff passano a volteggiare in peccaminosi assoli sono il perfetto stampo nel quale l’intero album viene sapientemente forgiato. Si prosegue infatti sullo stesso ritmo per tutta la durata delle lunghe suite che seguono (almeno 5 minuti per pezzo, come una buona produzione heavy metal sempre deve proporre), senza sbavature, attaccate alla tradizione ma allo stesso tempo mai banali, noiose o ridondanti. Riff da perderci la testa, assoli da brivido, voce malleabile che si adatta ad ogni svirgolamento improvviso che l’ensamble si diverte a sciorinare in questo revival dei tempi d’oro del metal riproposto incommensurabilmente e perfettamente soltanto un anno fa. Un genere quasi mai considerato nel nostro Paese quello dell’heavy metal, che riesce perfettamente ad essere sdoganato e fatto nostro grazie alla passione e alla classe innata di questi ragazzi. Il risultato è pregevolissimo: un lavoro che profuma di giubbotti di jeans, toppe, bandane colorate su chiome fluenti, una vera e propria macchina del tempo che vi farà dubitare del trovarvi di fronte ad una band nata in questo millennio e non invece ad un vinile vecchio stampo con la sua custodia cartonata e la grafica alla Manowar o Iron Maiden (riesumata, tra l’altro, dalla copertina del cd).
Oggi come oggi, la band ha di nuovo cambiato formazione, e chissà se riuscirà ancora a deliziare i nostri timpani come ha fatto in questo debutto straordinario, dove ogni sfaccettatura è levigata sapientemente e dove ogni commento negativo viene tacciato come eresia. Un debutto davvero sentito, emozionante, vivo, dal quale traspare il passato turbolento e drammatico della band che ha saputo nonostante tutto risalire la china e portare alla luce un vigoroso saluto alla vita, alla voglia di fare, alla bella musica che, fortunatamente, il nostro Paese ogni tanto ci offre in sordina.
Purtroppo, andando a spulciare il canale Youtube della band, scopro che i due pezzi che volevo inserire come gran finale all’articolo per darvi un assaggio delle potenzialità della band non hanno l’audio. Vi lascio dunque con l’unico estratto disponibile, “Skull”, pezzo che, come ogni singolo elemento di questo fantastico album, mette in luce tutta la classe e la grinta di questo progetto. Personalmente ho trovato davvero irresistibili i brani “Circular Saw”, così vintage e carica all’ennesima potenza (vi sfido a non cedere ad un headbanging sfrenato quando il riff comincia a tagliuzzarvi i timpani come una sega circolare) e la lunga marcia del gran finale “Black Gown”, dove ogni abilità tecnica viene messa a nudo spudoratamente e dove si denota anche un’apertura verso nuovi orizzonti ritmici ed influenze moderne. Qui il link alla pagina della band su Reverbnation.
Voto: (5 / 5)
Absinthium – One For The Road (2012 – Punishment 18)
- The Curse Of Blood
- H.A.I.L.
- Mr. Nothing
- Absintuium
- Circular Saw
- Skull
- Wasted
- Black Gown
ERRATA CORRIGE: La voce che ha sostituito Luca in questo debut album è di Alessandro Granato, non Francesco Savastano.
Corretto. Complimenti ancora ragazzi!