ALBUM DEL GIORNO: Marlene Kuntz – Nella tua luce
Che il panorama del rock italiano sia pieno di patriarchi e gerarchi morenti è una verità assoluta. Carriere agonizzanti si trascinano , fiere e fedeli di quanto fatto in passato, senza possibilità alcuna di riproporsi o di rinnovarsi infestano come fantasmi che rubano dalle nostre dispense un panorama ormai sempre più spesso logoro e lacero. Un pensiero costante, prima maturato nel tempo e radicato poi nelle mie convinzioni mi ha distratto, distolto, protetto dalla verità che, come nazione, siamo meno degli altri a suonare questa musica. Un ” chi si accontenta gode ” pacifico ma soprattutto pacifista mi ha fatto pensare alcune cose, nel corso del tempo.
Che ad esempio reduci agonizzanti di realtà passate potessero avere ancora un senso riciclati nell’odierno insipido cantautorato. Che un disco che non ti prende mai del tutto di una rock band che abbiamo da 20 anni potesse comunque essere un buon disco, perchè così dice e diceva la critica che conta. Che ci siano nuove band che hanno qualcosa di geniale, quando invece ci vedo soltanto qualcosa di volgare. Che ci si dovesse rassegnare che il periodo d’oro di una band arriva lentamente, passa velocemente e muore per sempre.
” Nella tua luce” arriva come un fulmine , non a devastare, ma ad illuminare il mio cielo in una profonda, ed ormai, troppo lunga notte. Che non venga fatta una recensione ma un Album del giorno atipico è cosa da subito ovvia. E’ una creatura che non merita recensioni, è un disco che non può essere valutato sotto la lente dei soliti parametri tecnici. E’ altresì un’opera che accresce, rinforza e plasma al meglio il suo messaggio proprio se condivisa. Ed eccomi qua allora, pronto a farlo con voi.
L’ultima fatica dei Marlene Kuntz è un qualcosa che va ben oltre le aspettative. Tutte le pubblicazioni post Uno (2007) non avevano convinto la critica e nemmeno me, come fan, modellato da album come Catartica, Il Vile, Ho ucciso paranoia etc. Se “UNO” infatti, appariva come una virata artistica per lo più azzeccata, ” Ricoveri virtuali e sexy solitudini”, insieme alla partecipazione a San Remo della band, potevano erroneamente dare l’immagine di una stella in agonia, morente, e prossima alla fine. I Marlene si presentano invece più belli e brillanti che mai con un disco che è una rivelazione, un’ispirazione, una pietra miliare. Non posso dire se siamo di fronte al loro disco più bello. Siamo troppo distanti in termini temporali con le produzioni con cui andrebbe paragonato. Un’artista cambia, si evolve. Sarebbe come paragonare due grandi album di due artisti diversi: stupido e sbagliato. Posso dirvi però , con assoluta certezza, che ci troviamo di fronte alla dimostrazione empirica che i patriarchi non sono tutti morti. Che c’è ne uno e si chiama Marlene che ha deciso di prendere per mano tutti i giovani artisti, i giovani ascoltatori e donargli la stessa luce da cui è rimasto abbagliato scrivendo questa straordinaria opera.
L’album che tutti gli altri non faranno mai, l’hanno fatto loro, dopo 20 anni di carriera. Grandi Marlene Kuntz.