FILM (Live) DEL GIORNO: Fabrizio De Andrè-Live Teatro Brancaccio Roma 1998
D’accordo, non è un film.
Dura più di un’ora e ci hanno fatto un DVD con tanto di contenuti speciali ma non è un film, è qualcosa di più.
E’ il Live, quello che se non l’hai mai visto nella vita devi assolutamente rimediare, quello che ti fa venir voglia di venderti l’anima a qualche crocicchio per poter tornare indietro nel tempo ed essere lì, nel febbraio ’98 a vedere il sipario del Teatro Brancaccio aprirsi.
Castelli di carte da gioco come scenografia, Ellade Bandini alla batteria, Mark Harris alle tastiere, Cristiano De Andrè violino e chitarra, per citarne qualcuno. Al centro una sedia e Fabrizio De Andrè, in una delle sue ultime apparizioni.
Qualche anno prima era uscito Anime Salve, “vuol dire spiriti solitari”, ce lo dice De Andrè.
Gli ultimi, i dimenticati, i reietti, le persone sole, sono loro i protagonisti delle sue canzoni.
I rom che “a forza di essere vento” hanno perso case e nomi, i dialetti come il genovese e il sardo, che hanno respirato l’aria di tutti i porti e sono stati schiacciati dal peso di una globalizzazione spavalda e poi Prinçesa, Brasile-Milano solo andata, per regalare il cuore a un avvocato e dimenticare di essere stata Fernando.
Parole, musica e poesia. Non è un film, ma ti fa sognare ad occhi aperti.