Album Del Giorno: Agitated Radio Pilot – World Winding Down
Ci vuole tempo per cogliere appieno sensazioni ed emozioni che la musica può apportare. C’è chi ricorre a droghe di vario genere o c’è chi proprio la critica musicale ce l’ha nel sangue. Dal canto mio non faccio regolarmente uso di droghe (anche se dovrei, viste le considerazioni che riesco a discernere quando faccio due tiri da uno spinello) e la critica musicale la devo inserire a forza nei miei geni, perché quando ascolto non mi concentro, e se non mi concentro non colgo, e se non colgo di cosa scrivo?
Ecco perché mi sono messo a riascoltare tutto il mio vasto archivio musicale in ordine alfabetico (ascolto forzato e comprensivo delle intere discografie delle band incontrate, se presenti), per, diciamo così, raccogliere i pezzi che mi sono lasciato dietro e vedere se avevo abbandonato qualcosa di importante. In effetti a qualcosa è servita questa pratica un po’ pazzerella, perché ha permesso ai miei padiglioni auricolari di riascoltare un progetto semisconosciuto come gli Agitated Radio Pilot.
Il progetto, nato dalla mente dell’irlandese David Colohan (già membro della band psychedelic folk United Bible Studies che già ebbi occasione di ascoltare con sommo piacere), vede una produzione vasta e dai contenuti vari. Le prime produzioni percorrono l’ovattata via del lo-fi con tendenze folk (le tracce vengono malamente registrate dando così agli album un’aria mefitica e angosciante a tratti, rilassante ed avvolgente in altri) per poi spaziare in produzioni dai suoni più “aperti” e diretti che attingono dall’ambient e continuano a mostrare le radici folk del leader.
Arrivati al 2007 il progetto cambia ancora ed esce questo World Winding Down, composto da due CD e meravigliosamente folgorante. Forse ci potevo arrivare solo con l’ascolto forzato che ho fatto, ma provateci voi ad ascoltare cinque o sei album precedenti a questo con i loro tetri e soffocati accompagnamenti, di un lo-fi che davvero smorza qualsiasi suono proposto, e poi far partire la prima traccia dell’album in questione. E’ quasi come quando si sale in alta quota e le orecchie si stappano, si sente meglio, più di quello che normalmente sentiremmo. E cos’è quello che ci propina improvvisamente questo doppio album?
Tutta la meravigliosa malinconia che bene o male si ritrova precedentemente scoppia qui in un turbinio di arpeggi meravigliosi, un pianoforte che da man forte nel creare atmosfere struggenti, e la triste e perfetta voce di Colohan che finalmente esce da quella nebbia che la imprigionava in una rarefatta prova di canto onirico. Qui il progetto arriva dritto al cuore, non si limita ad aleggiare come un fantasma attorno ai nostri dubbi; ci prende, ci trascina, ci mostra finalmente di cosa è capace, e noi non possiamo far altro che restare impressionati da cotanta bravura lacrimosa, da una composizione di suoni che pesca nella tradizione folk ma non disdegna l’ambient e la sua infiltrazione gocciolante che va ad imbottire una linea che possiamo vedere come triste o malinconica, ma anche raggiante e spensierata (dipende da come ci si sente quando ci dedichiamo all’ascolto).
Devo dire che il primo disco è quello che osa di più: sperimenta, emoziona e coinvolge, mentre nel secondo si ritrovano le radici del folk puro e incontaminato tanto care al leader. Se nel primo disco ci troviamo di fronte ad una produzione che ricorda il caro Sparklehorse, nel secondo la fiumana ambient melanconico intriso di piano e chitarra è deviata dal semplice connubio chitarra – fisarmonica – voce – piano, che crea comunque un folk di ottima qualità, felice e spensierato quanto triste e commovente, un cantautorato degno dei migliori Current 93 che affronta alla stessa maniera tematiche che spaziano dall’evocazione di paesaggi incontaminati alle tematiche più cupe dell’interiorità del cantante. Una doppietta assolutamente da provare, che gonfia il cuore e regala emozioni magistralmente propinate.
Consiglio quest’opera (una delle ultime) perché, come forse ho già dato ad intuire, mi ha colpito, mi ha risvegliato, mi ha fatto provare qualcosa, ma anche perché (e questo lo faccio sempre) è un ottimo modo per rapportarsi la prima volta a questa band, magari provando un percorso contrario a quello scelto da me, che dall’arioso contesto melodrammatico di cui sopra scava negli abissi polverosi e soffocanti delle opere precedenti, comunque ottime, comunque coinvolgenti come solo una band con un nome così bello può proporre.
Vi lascio qui il link al bandcamp del progetto, dove potete sentirvi a sbafo tutta la loro vasta produzione musicale.
Cercando su youtube trovo molti pezzi provenienti dal primo e più turbinante disco, mentre del secondo trovo solo alcune esibizioni live.Cercherò di inserire qui sotto una selezione accurata, che cerchi di darvi l’imput per entrambe le parti, così diverse eppure inseparabili.
Agitated Radio Pilot – World Winding Down (2007 – Deadslackstring)
Disc 1
- A Darkness Made Of Beating Wings
- All That Fall
- Everibody Lives (Just This Once)
- Caroline Sings
- For Medb
- World Winding Down
- The Gathering Dark
- You Where Always In My Arms
- The Life You’ll Leave Behind
- My Argus To Mt. Jerome
- People Start Over
- Leave The City On Foot
Disc 2
- On Cape Clear
- Around Closing Time
- An Ear To The River
- Take Heed Of Your Hurt
- The Lamplit Wood
- Another Day
- Along The Trails Of Midnight Deer
- Botanic Avenue
- The Awekening Day
- Earthfasts
- Shorelines Clad In Snow
- Everything Dies