Considerazione su(l) (r)reale in un sabato sera quasi danzereccio: Matmos Live @ Locomotiv Club – Bologna 16/03/2013.
Un live così cerebrale non lo vedevo da 2 anni . 3 Maggio 2011 The Books @ Locomotiv Club – Bologna
Stesso luogo, stessa “musica”. Ma qui le virgolette andrebbero tolte. Condizionale perchè credo sia difficile accostare, seppur verrebbe da farlo, i Books ai geniali Matmos visti Sabato 16 Marzo 2013.
Razionali sì i primi, ma un razionale che si lascia forgiare, distrarre dal reale catturato. Poetici e folk.
Razionali puri, i secondi. Abilissimi anche loro nel campionare qualsiasi cosa, qualsiasi rumore proveniente da oggetti di uso comune, qualsiasi verso, sfregolìo, gorgoglìo, grugnito, sfregamento, ribollimento.. e modularlo, manipolarlo a piacimento. Forse si distanziano dai Books proprio per questo: un lavoro sul “caught”.
Mentre i primi lo lasciano così com’è, non ne modificano il sapore, i secondi ci giocano e te lo portano su un piatto elettronico degno di un locale anni ’90 d’avanguardia.
I primi lo incastrano con le loro parole i loro aforismi le loro poesie sperimentali, o meglio ci costruiscono una poesia elettronica. I secondi, rielaborandolo, fanno sì che si crei una traduzione del reale mai prepotente ma sempre corrotta e che corrompe.
Ed è proprio questo che è avvenuto sabato sera, la corruzione delle menti degli spettatori nel ricreare le loro canzoni catturando suoni che incredibilmente rendevano come se fosse (non l’album) un lavoro inesistente e creato sul momento, e di cui non si avesse conoscenza.
Un disco che c’era (cerebralmente) ma doveva venire ancora fuori. Ed è venuto fuori proprio su quel piccolo palco.
Geniali, auto-ironici, incitatori, riflessivi, intellettuali, interattivi.
Posati nel comportamento, dinamici nei movimenti (altrimenti come farebbero a produrre i suoni che sono loro?), Martin Schmidt e Drew Daniel hanno fatto scuotere le teste, animare i corpi, si sono fatti osservare con sospetto nei brani più ariosi, dalle atmosfere più “slacciate”.
Abilmente hanno saputo proporre gran parte del loro ultimo lavoro – The Marriage of True Minds – potendo contare sulle loro abilità nel ricreare suoni che per una persona “normale” sarebbero difficili da ricreare come la prima volta.
La poesia, qui, sta nel loro assemblage reale – elettronico. Si arriva a sfiorare la sound-art.
Forse Bjork ne sa qualcosa…