Carsten Nicolai with Univrs @ HangarBicocca Milano. (Non un Live Report)
29 Novembre 2012
Hangar Bicocca. Milano.
Unidisplay. Installazione audio-video + Univrs (Uniscop version). Performance audio-video.
E’ la prima volta che mi trovo a scrivere di un live che non è un live. Di un musicista che non è un vero musicista. Di un tipo di musica che non è vera e propria musica. E’ la prima volta che mi trovo a scrivere di arte, sull’arte, tra l’altro qui, posto strano anzi estraneo almeno finora, all’arte.
Sto per scrivere di Carsten Nicolai ovvero, per chi lo conosce solo musicalmente, Alva Noto.
Un display lungo 50 metri e furbescamente proiettato all’infinito da due specchi alle sue estremità. Sequenze casuali di forme e segni . Nicolai parla di semiotica delle forme e dei segni. Questi ultimi facilmente riconoscibili ed assimilabili dall’uomo. Nessuna illusione ottica. Nessun gioco di forme che rimandano ad altre o che insieme formano altra forma. Pure e singole forme.
Semplice studio sul come noi creiamo la realtà , assimiliamo le immagini della realtà, le elaboriamo e le completiamo all’interno della nostra mente.
Nicolai a proposito delle forme facilmente leggibili e quindi riconoscibili dalla mente umana, cita Bruno Munari per i suoi studi e i suoi giochi, per così dire “semiotici”, sulle le forme del triangolo e del cerchio (e non solo..).
Unidisplay è un insieme di tante opere precedenti. Ma può essere concepita anche come opera singola. O può essere anche un contenitore che raccoglia tante opere differenti. Queste, tutte con un punto in comune.
C’è poi la panchina: questo elemento ti permette di guardare Unidisplay come una finestra, ma una finestra attraverso la quale guardare ad un altro spazio. Quindi schermo uguale ad altro spazio uguale tridimensionalità. In semiotica dell’arte si chiamerebbe paraèrgon. Di qui la panchina come luogo da cui si osserva una finestra attraverso la quale puoi vedere un altro spazio. Altro paraèrgon.
Veniamo al punto cruciale, quello per cui ho iniziato a scrivere: il suono.
Esso è strettamente connesso alle immagini proiettate sullo schermo. Contrariamente a quanto Alva Noto fa nelle sue “serate musicali”, qui il suono è in secondo piano, soffuso, cadenzato, ritma il tempo in modo delicato. In secondo piano come se fosse creato dall’opera visiva.
L’autentica peculiarità dell’opera di Carsten Nicolai sta in un software che genera immagini in tempo reale. Per cui non vedremo mai immagini uguali a precedenti e ma create in precedenza (tranne che per l’orologio, che scansiona un tempo infinito). Questo avviene anche, e regala immagini suggestive, nei suoi live.
La scelta del bianco e del nero per creare forte contrasto (altra linea stilistica perseguita da sempre).
Quella sera, Carsten Nicolai è stato Nicolai e Alva Noto assieme. Ha coniugato perfettamente la sua arte visiva con quella sonora. Introducendo il colore nel software ha fatto si che esso creasse sul momento, sfruttando la musica live, nuove dimensioni, aprendo ad altre possibilità, a più strati.. E questo ha espanso l’opera in maniera dinamica e vertiginosa (qui il ruolo degli specchi è stato ancora più messo in risalto).
Anche se l’esibizione è stata breve, un’ora scarsa (e questa è l’unica pecca della serata), è riuscita a condensare in così poco tempo la cifra stilistica, la linea che Nicolai/Alva Noto persegue ormai da anni: rendere il suono misurabile con la vista.
E chiaramente alimenta il dibattito che da più di 35 anni ormai c’è aleggia nel mondo dell’arte: come si può valutare economicamente una simile performance/opera d’arte essendo un pezzo unico (per ovvie ragioni)?
Di “pezzo” unico si tratta. Unicità e non ripetibilità, la performance di Giovedì 29 Novembre 2012.
Unidisplay , invece, è ancora possibile ammirarlo fino al 06.01.2013.
I curatori dell’opera sono Andrea Lissoni & Chiara Bertola.