Joe Jackson Live @ Teatro Nazionale Milano
Lunedì 29 Ottobre 2012
A questa data, un uomo che ha scritto tre decenni di storia della musica non ha bisogno di essere “biograficizzato”. Ma alcuni cenni li voglio dare.
Joe Jackson è sempre stato attento nel presentare testi e musiche eleganti, registrati con una minuzia e “pulizia” sonore ineguagliabili.
Insomma, un pionere della musica registrata in digitale. Provate ad ascoltare i suoi primi album. Soprattutto il primo, Look Sharp! del 1979 : Joe aveva appena 25 anni, e la critica lo osannò per la sua scelta di contrastare la scena punk di quegli anni con il suo limpido e geniale New Wave – Pop . Passano gli anni ma quel meraviglioso Pop che lo distingue continua ad esserci, e di tanto in tanto, sperimenta del raffinato jazz, dello swing e del rock leggero. A riguardo non passò inosservato il suo quarto disco Jumpin’ Jive (1981), di chiare influenze swing e blues vecchio stile.
E’ il 1982 quando arriva il successo che lo consacra : Night and Day è per me l’album più bello degli anni ’80 (senza nulla togliere a Aja (1977) degli Steely Dan, con cui Jackson condivide la fama di autore sofisticato e perfezionista del lavoro in studio e delle registrazioni).
E’ qui, il nodo di tutto : eh si, perchè quando in un live Joe arriva a suonare una canzone di questo album percepisci i brividi, le pelli d’oca di tutti gli spettatori intorno a te ! Sensazione pazzesca! Io quel lunedì, l’ho potuta provare benissimo, nello splendido e innovativo Teatro Nazionale di Milano.
Un concerto unico, da annoverare tra quelli “della vita”. C’è però da dire che nel proporre le sue ultime creazioni, quelle dell’album The Duke, un po’ mi sono annoiato. Senza dubbio riarrangiare i grandi successi di Duke Ellington non è lavoro da poco, e quello fatto da Jackson è da 10 e lode, ma i pezzi non brillavano come quelli suoi. Una più attenta riflessione mi porta, però, a pensare: dopotutto il pubblico non può sempre aspettarsi che l’artista della serata faccia solo i suoi grandi classici . C’è sempre un’esigenza discografica dietro, escludendo quei concerti da reunion o nati non da un disco nuovo.
Tolte le canzoni ellingtoniane, il primo brivido l’ho provato quando tra le prime note ho potuto percepire un sentore del funk di “You can’t get what you want (Till you know what you want)” da Body and soul (1984). Inutile dire la carica corporea , mia e del gruppo ..
Scintillante la batteria di Nate Smith nel finale di “Invisible man” (da Rain, che Joe ricorda di aver presentato nella sua ultima volta a Milano con un trio, e che io personalmente ho potuto apprezzare nella splendida cornice di Piazza del Popolo a San Severino Marche nell’estate del 2008).
La ballad sentimentale “Home town” in versione per chitarra acustica e tre archi (da Big World, “un disco che non ho molto amato, ma che contiene alcune buone canzoni” dichiara lo stesso Mr. Jackson), ha incantato e commosso anche la mia amica Mary che era con me in sala.
Nel bis arriva la dolce “Is she really going out with him” (la sua prima hit, da Look Sharp!) proposta qui in una romantica versione bandistica per tuba, fisarmonica (suonata da Joe) e piatti.
Ma prima si passa in rassegna la storica tripletta Another world – Target – Steppin’ Out, che sembravano appena uscite dal loro album di appartenenza, Night and Day. Adrenalina e purezza uniche!
Tornando al bis, richiestissimo dal pubblico in sala, la band dona alle orecchie il ritmo secco di “Sunday Papers” e regala uno splendido saluto con “Slow song” .
Si chiude così uno dei concerti dell’anno, dal suono cristallino, dal mixaggio di valore inestimabile: uno ad uno i musicisti uscivano salutando il pubblico, lasciando ancora una volta da solo, come all’inizio, Joe con il suo piano, sotto un faro bianco, limpido a far brillare i suoi capelli albini e la sua pelle bianco-latte.
E una ondata piena e gratificante di applausi per lo spilungone di Burton upon Trent – Strattfordshire. Tradotta da lui, questa ondata, in un sorriso semplice e quasi commosso , e una convulsione corporea giocosa che pareva un gesto scoordinato, dati i suoi 2metri .
P.s.: il confronto con il precedente concerto visto nell’estate del 2008 a San Severino Marche (MC) non può esserci. In quella occasione Mr. Jackson era con altri due musicisti e presentava un album, Rain, nato proprio per un trio. Di conseguenza i suoi grandi successi, apparvero scarnificati della loro vera essenza: un corpus strumentale completo e potente, quale è stato quello di Milano.
Eccolo qui:
Nate Smith alla batteria ;
Regina Carter al violino ;
Sue Hadjopolous alle percussioni ;
Alison Cornel , voce e polistrumentista ;
Jesse Murphy , basso , voce e tuba ;
Adam Rogers alla chitarra ;
E la setlist è questa qui:
“It don’t mean a thing (If it ain’t got that swing)” (solo version)
“It’s different for girls”
“Caravan”
“You can’t get what you want (Till you know what you want)”
“I’m beginning to see the light”/”Take the ‘A’ train”/Cotton tail” (medley)
“Mood indigo”
“Rockin’ in rhythm”
“Invisible man”
“Be my number two”
“We can’t live together”
“Home town”
“Perdido”/”Satin doll”
“The mooche”/”Black and tan fantasy”
“Another world”
“Target”
“Steppin’ out”
“It don’t mean a thing (If it ain’t got that swing)”
Bis:
“Is she really going out with him?”
“Sunday papers”
“A slow song”
Voto: 9